Il senatore Roberto Scarpinato, M5S, presenterà un’interrogazione al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per sapere se intende porre rimedio a una delle tante conseguenze critiche della riforma Cartabia
Cosa sta succedendo?
Non si ha il tempo di provare a tappare alcune delle falle più gravi della riforma, che se ne scoprono altre. Come l’intervento a gamba tesa sulla legge Severino per consentire a condannati definitivi, per reati contro la Pubblica amministrazione e altri reati, di candidarsi alle elezioni.
Si spieghi.
La legge Severino ha previsto l’incandidabilità alle elezioni della Camera, Senato e Parlamento europeo, nonché l’impossibilità di ricoprire incarichi di governo, nei casi di condanne definitive a pene superiori a due anni di reclusione per delitti contro la Pubblica amministrazione, nonché per i delitti per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni. La legge dispone che l’incandidabilità opera anche nel caso in cui la sentenza definitiva sia emessa a seguito di patteggiamento della pena (art. 444 del c.p.p.).
L’articolo 13 dispone, inoltre, che l’incandidabilità sussiste per una durata non inferiore a sei anni anche se con la sentenza di condanna non è stata irrogata la pena accessoria della interdizione temporanea da pubblici uffici. La Corte costituzionale con giurisprudenza costante ha chiarito, infatti, che l’incandidabilità non ha natura di sanzione penale, ma è una misura finalizzata a tutelare l’oggettiva onorabilità e credibilità delle istituzioni.
Cosa è cambiato?
La riforma Cartabia ha stabilito, invece, che la candidabilità può essere oggetto di negoziazione tra le parti in sede di patteggiamento della pena (ai sensi dell’art. 444 c.p.p), nel senso che l’imputato può subordinare la sua adesione al patteggiamento alla condizione che non gli sia inflitta la pena accessoria della incandidabilità.
Ma poiché anche in assenza di pena accessoria la legge Severino prevede l’incandidabilità, la riforma Cartabia per invogliare i patteggiamenti ha modificato l’art. 445 del c.p.p. stabilendo che la sentenza di patteggiamento produce effetto pure al di fuori dell’ambito penale, abrogando così la norma Severino che prevede comunque l’incandidabilità. Si tratta di un intervento a mio parere indebito perché nello sconfinare dal diritto penale al campo del diritto pubblico svilisce un bene di rilevanza costituzionale – l’incandidabilità a tutela della credibilità e rispettabilità delle istituzioni – a merce di scambio in sede processuale per mere finalità deflattive dei carichi penali. Un altro colpo alla credibilità dello Stato.
Lei ha appena depositato una proposta di legge in merito. Ce la illustra?
Chiedo che venga ripristinato l’articolo del codice di procedura penale modificato dalla riforma Cartabia in modo che si torni all’incandidabilità anche per chi ha patteggiato, come prevede giustamente la legge Severino.
Ma il ministro Nordio vorrebbe cancellare la Severino…
Mi pare coerente al disegno di deregulation dei reati dei colletti bianchi, abuso di ufficio, traffico di influenze, vari reati tributari, mediante la depenalizzazione e la limitazione in questa materia dei poteri di intercettazione dei pm, mediante la recente esclusione dal novero dei reati ostativi ai benefici penitenziari, in assenza di collaborazione, del reato di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione.
Il superamento della legge Severino per chi patteggia non è l’unica conseguenza negativa della riforma Cartabia…
In Commissione Giustizia del Senato c’è il disegno di legge diretto a ripristinare la procedibilità di ufficio per tutti i reati per i quali sia contestata l’aggravante del metodo mafioso o della finalità del terrorismo. L’ex ministra ha infatti declassato una lunga serie di reati come il sequestro di persona, le lesioni personali gravi, la violazione di domicilio, a reati perseguibili non più d’ufficio ma solo a querela. Una sorta di strisciante e occulta trasformazione del contrasto alle mafie da affare di Stato a questione personale delle vittime. Ma non è finita.
ANTONELLA MASCALI



