
La Raggi non è più sindaco ma i bus continuano a finire flambé”.
Dagospia.
Quando, un giorno non lontano, dopo le elezioni senza più elettori constateremo pure l’esistenza di giornali senza più lettori forse si rifletterà, tardivamente, sul maccartismo alle vongole che ha travolto la credibilità di chi ha sostituito alle notizie i regolamenti di conti.
Perché l’accanimento scatenato dalla stampa cosiddetta mainstream contro chiunque tentasse di riflettere sulle cause remote (ma non giustificanti) dell’aggressione russa (messi alla gogna come servi di Putin, o derisi come utili idioti, o bullizzati nei talk show come capitato al “professorino” Alessandro Orsini) sembra ispirato a un collaudato modello precedente: l’annientamento mediatico di Virginia Raggi. Massacrata ogni giorno nei quattro anni di sindacatura non in base a ciò che faceva o non faceva, ai risultati buoni o cattivi della sua giunta, ma in quanto Virginia Raggi.
Esponente di quel Movimento 5 Stelle di cui il tribunale speciale del giornalismo “tre palle un soldo” aveva sentenziato l’indegnità democratica a esistere. Mentre, nel caso della sindaca, ne era stato proclamato il fallimento preventivo soltanto perché essa aveva osato essere eletta. Il problema è che sette mesi (non sette giorni) dopo l’ascesa in Campidoglio del “liberatore”
Roberto Gualtieri il tempo sembra essersi fermato, come in certi film horror. Come ai tempi della Raggi abbiamo i bus Atac in autocombustione per il mancato rinnovamento del parco mezzi (quello flambé l’altro giorno in via Laurentina si trascinava fumante da sedici anni). Come ai tempi della Raggi i cinghiali bivaccano sotto casa dei romani. E, dunque, come ai tempi della Raggi nella capitale il problema dei rifiuti persiste irrisolvibile? No, peggio molto peggio a leggere le cronache di “Repubblica” che pure aveva inneggiato alla fine dell’era Virginia.
Costui non le chiederà di riabilitare la memoria di chi l’ha preceduta. E neppure di chiedere scusa ai concittadini per non avere (ancora) mantenuto le promesse fatte. Abbiamo una sola sentita preghiera signor Sindaco: si dia una mossa!
Antonio Padellaro


