Sebbene siano evidenti i problemi di liquidità dell’ex ceto medio italiano, il governo Meloni pare deciso a proseguire, per voce del viceministro Maurizio Leo, sulla via fallimentare già sperimentata dai precedenti esecutivi di destra e di sinistra. Ignorando come l’unica soluzione possa venire da un condono tombale unico a termine
Che la rottamazione non fosse la via per vuotare il cassetto fiscale arretrato da 1200 miliardi di euro, in pancia all’agenzia delle Entrate per le riscossioni, era già chiaro da tempo. Le stesse associazioni specializzate nella applicazione della famosa legge Monti su esdebitazione ed esdebitamento, la numero 3 del 2012, da noi intervistate sull’argomento, avevano messo in guardia da tempo sulla circostanza che il sistema della rateazione, volta a praticare un piccolo sconto sulle sanzioni senza agire sulle cause dei mancati pagamenti involontari, non fosse risolutivo, poiché passibile di subire prima o dopo una interruzione del piano di ammortamento debitorio per sopraggiunti problemi di penuria monetaria.
D’altra parte, i più recenti decreti delegati di riforma degli assetti tributari, sul capitolo della riscossione hanno innovato poco o nulla nel merito, con la conseguenza che anche nel futuro si assisterà parimenti al fallimento delle politiche volte alla mera rateizzazione di un pregresso reso abnorme da meccanismi illogici di lievitazione sanzionatoria sui quali non vi è stato alcun intervento di taglio retroattivo che sarebbe stato viceversa più che doveroso.
Cosicché – come evidenziato dalla corte dei Conti nel proprio documento di analisi della rendicontazione dello stato delle Entrate erariali – nel corso del 2023 le rateazioni agevolate, o rottamazioni che dire si voglia in gergo, hanno registrato un milione 370.000 posizioni soggettive revocate a causa dell’inadempimento di una singola rata rispetto alla scadenza pre programmata: di conseguenza, saranno attivate le ordinarie procedure coattive di recupero aggressivo nei confronti di 24 miliardi di euro non più beneficiabili.
Il conto della crisi di liquidità però appare molto più salato: sempre nello scorso anno, infatti, i debiti erariali, sui quali è stata depositata istanza di rateazione, sono cresciuti dell’uno per cento, riguardando posizioni pregresse per un totale di quasi 5 milioni di posizioni debitorie e 38 miliardi di euro di debiti pendenti.
Sebbene il governo Meloni, a dispetto dei proclami del Vicepremier Matteo Salvini, abbia vinto le passate elezioni – su quelle prossime future aleggia più di un dubbio – con promesse di pace fiscale, il nostro Giornale si permette umilmente e sommessamente di ricordare a palazzo Chigi che la sola via costruttiva di uscita è quella di un condono tombale unico a tempo che fissi un’aliquota agevolata al 6 per cento da versare entro i successivi 4 mesi: ne deriverebbe un gettito una tantum da oltre 70 miliardi di euro, in pratica il triplo della manovra di bilancio per il 2025 su cui non si trovano le coperture.
Dir politico Alessandro Zorgniotti



