Sarebbero migliaia le informazioni prelevate da banche dati strategiche nazionali, stando alle indagini della Dda di Milano e della Dna (Direzione nazionale antimafia), che ieri ha portato a sei misure cautelari, tra cui i domiciliari per l’ex ‘superpoliziotto’ Carmine Gallo. Tra gli indagati, che rispondono di concorso negli accessi abusivi della presunta organizzazione – composta da hacker, consulenti informatici e appartenenti alle forze dell’ordine e con al centro pure intercettazioni abusive – figurano Leonardo Maria Del Vecchio e Matteo Arpe. Nell’inchiesta sono coinvolti anche ex dipendenti di un’altra società di investigazione, la Skp di Milano. I reati al centro dell’inchiesta sono associazione per delinquere e accesso abusivo a sistema informatico.
Le informazioni sensibili sarebbero state prelevate su commissione e per essere rivenduti: si parla anche di dati e informazioni sensibili, anche appartenenti a esponenti politici. Si delinea, stando alle parole degli inquirenti, una presunta associazione a delinquere, messa sotto la lente d’ingrandimento dei Carabinieri del Nucleo investigativo di Varese, che ha portato a quattro misure di arresti domiciliari e a due misure interdittive, oltre al sequestro di società. Carmine Gallo, per anni in servizio alla Squadra mobile di Milano, poi amministratore della società di investigazioni private Equalize, è uno degli indagati. Tra gli altri, il presidente di Fondazione Fiera Milano, Enrico Pazzali, che è anche nella governance di Equalize.
Da quanto si è saputo, i presunti componenti dell’organizzazione avrebbero prelevato da banche dati strategiche importanti informazioni e dati “di tutti i generi”, stando a quanto riferito, e di soggetti più vari. E avrebbero agito su commissione di “clienti”, anche a “fini privatistici”, per rivendere quelle informazioni a chi le chiedeva. La banda di hacker ed ex poliziotti, di cui alcuni ancora in servizio, avrebbe realizzato con i dossier illeciti “centinaia di migliaia di euro di profitti” negli ultimi 2 anni.


