Russia e referendum di annessione

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In settimana si è appreso che nel Donbass verranno a breve lanciati referendum per l’annessione alla Russia delle repubbliche occupate dall’esercito russo

Questa mossa apre a una escalation del conflitto: il quasi scontato riconoscimento come suolo russo delle repubbliche, come per la Crimea, implica che un eventuale azione da parte dell’Ucraina per la riconquista possa aprire ad una mobilitazione generale del popolo russo, per minaccia dell’integrità del proprio territorio, nonché, eventualmente, all’uso di armi nucleari tattiche, sempre con la scusa di proteggere il territorio secondo la “disciplina militare” russa.

Anche i toni utilizzati da Putin nel suo discorso alla nazione sono stati molto aggressivi e portatori di cattivi presagi. In sintesi, Putin ha ribadito che, in caso di esito positivo dei risultati dei referendum, i territori in oggetto saranno annessi alla Russia e quindi, in quanto suolo russo, difesi con ogni mezzo disponibile se minacciati, compreso l’uso di armi nucleari.

Il Cremlino ha anche fatto scattare una “mobilitazione parziale” di 300.000 riservisti, che saranno chiamati progressivamente a combattere sul fronte ucraino nei territori occupati. A parte l’ondata di dissenso che ha provocato nel paese, questo discorso peggiora di parecchio il quadro del conflitto, con una dura reazione di Putin di fronte alla possibilità di perdere la guerra.

Dando per scontata l’annessione dei territori, restano una serie di interrogativi che possono fare la differenza:

1) la reazione della Russia di fronte agli attacchi ucraini;

2) la dichiarazione dell’eventuale “stato di guerra”;

3) ulteriore riduzione dei flussi di gas che passano dall’Ucraina;

4) l’uso del nucleare.

Tutte domande che non lasciano per nulla tranquilli nelle prossime settimane e che alimentano un’incertezza sui mercati già su livelli estremi.