SABATO 16 NOVEMBRE ORE 15.00 la presentazione del volume FRIDA KAHLO. DONNA, ARTISTA, ICONA

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Cosa rende Frida un mito contemporaneo?

Era una donna del secolo scorso, eppure nessuna come lei incarna temi attualissimi come l‘identità di genere, l’emancipazione femminile, l’accettazione del proprio corpo. Un secolo fa, aveva già capito che l’identità è qualcosa di fluido, che puoi sceglierti e costruirti, indipendentemente dalle origini, dalle convenzioni, dall’orientamento sessuale, dai traumi fisici e mentali.

Tutti viviamo piccole o grandi tragedie, la vita ci mette sempre alla prova. Quello che fa la differenza è il modo con cui le affrontiamo. Frida in questo senso è di grande ispirazione.

Nell’epoca dei selfie e dell’ipercondivisione social, i suoi autoritratti senza filtri sprigionano una forza dirompente. Mostrando al mondo tutte le sue sofferenze, Frida finì per trasformare il suo essere “diversa” in essere “speciale”. Dimostrando che le imperfezioni fisiche non vanno nascoste bensì valorizzate, fino a elevarle a emblema di forza e indipendenza. Fragile e indomita, Frida Kahlo fece di se stessa un’opera d’arte, celebrando la bellezza dell’imperfezione.

Un dialogo tra l’autrice del libro “Frida. Donna, artista, icona” Chiara Pasqualetti Johnson e la curatrice d’arte Maria Vittoria Baravelli rimette in discussione il significato dell’iconografia di Frida, per svelare gli aspetti segreti della sua vita tumultuosa. E provare a scoprire chi era davvero la persona che, troppo spesso, confondiamo con l’icona.

Frida. Donna, artista, iconavolume illustrato in grande formato, firmato da Chiara Pasqualetti Johnson e pubblicato, oltre che in italiano, in numerose edizioni internazionali (in Germania, Francia, Spagna, Messico, Olanda, Polonia, Grecia e Lituania) – ripercorre la sua biografia: l’infanzia, la scoperta della pittura, i legami con personaggi straordinari come André Breton, Tina Modotti, Lev Trotsky, il leggendario matrimonio con Diego Rivera e l’incanto della Casa Azul. Una vita a tinte forti, raccontata attraverso un testo intenso e splendide immagini che svelano il fascino senza tempo di un’artista diventata un simbolo di emancipazione e di libertà.

Regale come una dea azteca, Frida Kahlo aveva una personalità incendiaria. Non rispondeva ai canoni di bellezza tradizionale, eppure era sensazionale. Oggi quel volto è diventato un’icona globale, come il sorriso della Gioconda. Frida, d’altronde, aveva lavorato tutta la vita alla costruzione della sua immagine, finendo per trasformare il suo essere “diversa” in essere “speciale”. Forse proprio questo spiega perché sia da sempre così popolare.

Eppure, al di là della fama universale, quanti sanno davvero a chi apparteneva quel volto e qual era la sua storia? Le drammatiche vicissitudini, e persino le splendide opere, spesso hanno contato meno del simbolo nel quale è stata trasformata. Questo libro è un invito a conoscere la vera Frida, per scoprire la donna nascosta dietro al mito.

Chiara Pasqualetti Johnson ripercorre le vicende biografiche dell’artista nata alla vigilia della sommossa guidata da Zapata e Pancho Villa: dai gravi incidenti che segnarono la giovinezza alla scelta di non negarsi mai l’amore e il piacere, dalla relazione con Diego Rivera alla capacità di far combaciare il femminismo con la sua personale idea di femminilità.

A ritrarla furono spesso donne fotografe come Imogen Cunningham, Lola Álvarez Bravo e Tina Modotti, oltre a una schiera di amici e amanti talentuosi, da Edward Weston a Nickolas Muray. Sfogliando le pagine di questo libro, si entra nel mondo più intimo di Frida proprio attraverso quelle foto.

La si scopre in momenti della sua vita privata, colta mentre dipinge, cena a tavola con gli amici, fuma una sigaretta in giardino, siede accanto a Diego Rivera, oppure posa come una diva, avvolta nel rebozo e nei suoi spettacolari abiti tradizionali.

Quei ritratti hanno contribuito enormemente ad alimentare l’immaginario nato intorno alla sua figura, esattamente come è accaduto ad altri miti del nostro tempo, da Che Guevara a Marilyn Monroe. Per lei, del resto, le fotografie non erano che una delle tante forme con cui amava esprimersi. Dipingere, scrivere poesie, disegnare abiti e decorare busti ortopedici non erano che un’unica forma d’arte. La sua.