Questo lunedì segna a Milano una svolta cruciale, non per l’inchiesta in sé – che prosegue – ma per le sue ricadute politiche.
Perché nel pomeriggio di oggi il sindaco Giuseppe Sala, anche lui indagato nell’inchiesta sull’urbanistica e gli appalti che sta scuotendo la città, parlerà a Palazzo Marino durante il Consiglio comunale. A oggi, da quando è scoppiato il caso, le sue uniche parole sono state affidate alle pagine del Corriere della Sera: “Trovo allucinante che il sindaco apprenda da un giornale di essere indagato e non dalla Procura. Si tratta di un metodo inaccettabile” aveva detto giorni fa.
Ieri alla vigilia del Consiglio comunale il primo cittadino ha intanto incassato l’appoggio degli esponenti locali del Pd: “È stato un incontro costruttivo. Come delegazione abbiamo ribadito al sindaco l’appoggio e il sostegno del Pd. Abbiamo espresso le nostre priorità, confermando al sindaco la necessità di segnali di cambiamento per rispondere ai nuovi bisogni della città. Può essere un’occasione per ripartire, investendo sul confronto serrato con la città da parte di tutto il centrosinistra, dando priorità alle sfide più pressanti che hanno investito Milano: diritto all’abitare, direzione dello sviluppo urbanistico, accessibilità, equità e città pubblica”. Così in una nota il segretario del Pd di Milano, Alessandro Capelli, al termine del confronto con il primo cittadino.
Sono dunque le ore decisive per il sindaco di Milano Giuseppe Sala. Dopo la giornata di riflessione di ieri tra le mura di casa il primo cittadino è tornato ad incontrare nel tardo pomeriggio il Pd a Palazzo Marino, sede del Comune. Oggi sarà per lui e anche per Milano il momento della verità quando nell’aula del Consiglio comunale spiegherà se e come proseguire sulla poltrona di primo cittadino. È ormai tracciata invece la strada per l’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi la cui lettera di dimissioni è già pronta. Per lui la Procura ha chiesto gli arresti domiciliari, mercoledì è in programma l’interrogatorio di garanzia che sta preparando con il suo avvocato e in cui ha intenzione di chiarire la sua posizione. Domani ci sarà anche l’assessore in aula ma non è ancora chiaro se prenderà la parola.
Ad aprire la seduta del Consiglio, che si annuncia già tesa e con le possibili proteste del centrodestra, saranno le comunicazioni del sindaco Sala che in questi giorni e ore di confronti chiede al suo partito di maggioranza relativa delle garanzie per proseguire il mandato fino a naturale scadenza nel 2027. Così come il Pd chiede a lui una svolta, sull’urbanistica prima di tutto, ma anche sul tema casa, sul verde, sul fatto di avere una città più a misura di classe media. Quello che è certo è che per i Dem la svolta deve iniziare dal passo indietro di Tancredi, che ha gestito tutte le partite più importanti dell’urbanistica degli ultimi anni e dopo le accuse che gli vengono rivolte non può continuare ad occupare quella poltrona.
Poi si capirà se al suo posto arriverà una figura terza, non politica ma di garanzia per traghettare il Comune nell’ultima parte del mandato ad avere un nuovo Pgt, Piano di governo del territorio, e a concretizzare il Piano straordinario per la casa che prevede di realizzare su terreni del Comune 10mila appartamenti per la classe media.
Poi c’è l’operazione San Siro che ormai è a un passo dal concludersi, con il Comune che sta per vendere stadio e aree a Inter e Milan. Una trattativa estenuante che va avanti dal 2019 e che rischia di saltare a causa delle inchieste. Sala chiede garanzie al Pd per proseguire il mandato, prima di tutto che troverà l’appoggio del partito in aula per approvare la delibera sulla vendita dello stadio. Secondo la road map che lo stesso Sala aveva fissato prima dell’ennesimo terremoto provocato dalle inchieste, la delibera sulla vendita sarebbe dovuta arrivare in giunta la prossima settimana per poi convocare subito le commissioni e poi approdare in aula.
L’obiettivo è quello di concludere l’operazione entro il 31 luglio, ma il Pd vorrebbe prendere tempo anche perché su San Siro c’è il faro della Procura. Quella per la vendita del Meazza è una corsa contro il tempo perché il 10 novembre scatterà il vincolo di tutela per i 70 anni del secondo anello e da quel momento lo stadio non si potrà abbattere, cosa che vorrebbero fare Inter e Milano nel loro progetto per realizzare un nuovo impianto.


