In Italia non esiste e la sua istituzione trova la strenua opposizione, in una curiosa alleanza, di sindacati e destre.
I primi perché toglierebbe spazio alle contrattazioni. E qualcuno dovrà illuminarmi sulla loro mitologica esistenza, a quali contrattazioni si riferiscano, quando e dove si facciano. A meno che, per i sindacati italiani, il mondo del lavoro sia circoscritto alle aziende con più di 2.000 dipendenti, uniche oasi di contrattazioni sul lavoro che abbiano un senso.
Perché i contratti di lavoro, dalla controrivoluzione renziana in poi, hanno smesso di riguardare le categorie dei lavoratori, hanno smesso di essere nazionali e sono diventati migliaia. Le contrattazioni sono diventate individuali e soggette al ricatto della stessa offerta di lavoro, fatto dall’offerente.
I lavoratori delle piccole imprese, la quasi totalità dei lavoratori italiani, sono privi di qualunque protezione sindacale, precari, sfruttati e costretti a condizioni di lavoro da civiltà preindustriale. Trovo singolare e totalmente scollata dalla realtà, la posizione dei sindacati e dei sindacalisti, diventati ormai una vera e propria corporazione di ricchi nullafacenti, attenti sempre più al mantenimento delle proprie rendite di posizione e sempre meno agli interessi di chi paga i loro sontuosi stipendi, i lavoratori.
Brunetta non è d’accordo perché “la dinamica dei salari deve obbedire a criteri di produttività”. La presa per i fondelli è sempre la stessa: renzi docet. I nostri lavoratori hanno, da anni ormai, la più alta produttività d’Europa e i salari più bassi d’Europa, le più basse tutele, le peggiori condizioni di lavoro, muoiono sul lavoro più di tutti.
Brunetta non ha mai appreso l’arte di vergognarsi, l’etica di vergognarsi, la dote morale della vergogna. Non ha accesso a tutti gli specchi, troppo alti per lui.
Giancarlo Selmi



