SALUTE. ZALUKAR (MISTO): COVID IN AUMENTO, METTERE AL SICURO OSPEDALI

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“La testimonianza di Paolo Rumiz in merito alla sua recente “visita” a Cattinara richiama l’attenzione sullo stato dell’ospedale hub della nostra città

TRIESTE – Lo scrittore racconta di aver trovato una situazione a prima vista insostenibile: il pronto soccorso intasato da presunti contagiati, il personale medico e infermieristico allo stremo, paurosi vuoti nel personale di molti reparti, l’assenza di posti letto in isolamento per i sospetti influenzati, che così vengono dirottati in stanze occupate da malati “normali”, col rischio di una bomba epidemica”.

Lo scrive, in una nota, il consigliere regionale del Gruppo misto, Walter Zalukar. “E’ una situazione già vista nel corso delle varie ondate del virus e mai adeguatamente affrontata – prosegue il consigliere – . Infatti negli ospedali triestini continuano a permanere condizioni potenzialmente favorenti la diffusione del virus, visto che non risultano consolidati né la separazione di tutti i percorsi Covid / no Covid, né l’isolamento dei pazienti sospetti Covid o potenzialmente contagiosi, nonostante le specifiche prescrizioni normative in merito”.

“Sul fronte dell’assistenza territoriale la situazione non sembra migliore: ci vogliono da 2 a 4 e più giorni per l’accertamento di positività e conseguente isolamento di un sospetto Covid. In più – aggiunge Zalukar – la persona sospetta, anche se febbricitante e con sintomi, deve uscire dalla propria abitazione per recarsi a fare il tampone presso la struttura di Asugi con mezzi propri o avvalendosi del trasporto pubblico, con il rischio di ulteriore diffusione del virus, soprattutto se il percorso è lungo e i mezzi affollati. E comunque fino all’esito del tampone la persona risulta sostanzialmente libera di muoversi”. “Nelle residenze per anziani i tamponi sono effettuati con maggior solerzia, ma se un ospite risulta positivo il suo trasferimento può risultare lungo e complicato, soprattutto nei giorni festivi e prefestivi, quando le attività del Dip, Dipartimento di prevenzione, e dei Distretti si riducono di molto”, spiega ancora il consigliere.

“L’intera Azienda sanitaria triestina – è l’opinione di Zalukar – sconta un sistema di comunicazioni alquanto lacunoso, che è motivo di preoccupazione, visto che medici e infermieri devono poter contare su informazioni puntuali ed esaustive, e finora così non è stato. E anche l’utenza meriterebbe una migliore informazione per non lasciare dubbi e incertezze. La percentuale dei vaccinati a Trieste risulta sotto la media e quindi tanto più pesa la carenza di una strategia comunicativa mirata a intercettare le persone esitanti a vaccinarsi e a fugarne i dubbi”.

“In questo quadro, già poco rassicurante, permangono i dubbi sull’effettivo potere filtrante di almeno una parte dei dispositivi di protezione FFP2 usati dai medici e infermieri di Asugi (e non solo) – osserva ancora il consigliere – L’ospedale di Trieste fino a pochi anni fa vantava un’apprezzabile gestione per la qualità, che valse l’accreditamento all’eccellenza JCI, Joint Commission International, ormai perso. A ciò si dovrebbe guardare”.