Salvini si gioca la carta dei sabotaggi per salvare la faccia

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 Il leader della Lega torna a evocare il grande complotto che ferma i treni causando caos e ritardi in mezza Italia. Dopo l’esposto di Ferrovie per le linee veloci andate in tilt a Milano e Termini nei giorni scorsi, due piccoli episodi a Padova e in una stazione periferica di Roma fanno intervenire il ministro delle Infrastrutture. Matteo Salvini, che ha disertato la Camera la scorsa settimana sul question time per i costanti ritardi dei treni, annuncia adesso che a giorni riferirà in Parlamento «sui nuovi gravi episodi registrati nelle ultime ore».

Gli episodi precedenti

Il riferimento è sia a quanto accaduto sabato scorso, quando qualcuno ha forzato l’ingresso di una centralina elettrica della stazione di Roma Aurelia, cercando di sfondare la porta blindata: tentativo non riuscito sul quale sta indagando la polizia. Sia alle immagini mostrate «in esclusiva» dal Tg1 su una catena per bici lanciata su un cavo della linea veloce che passa nel Padovano. «Alla luce delle notizie di particolare gravità emerse nelle ultime ore, con episodi sconcertanti a Padova e a Roma, ritengo urgente informare il Parlamento — annuncia Salvini — Confido di essere in aula già questa settimana».

Trascorrono pochi minuti e arriva la nota dei capigruppo leghisti alla Camera e al Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo: «Episodi gravi e inquietanti, non vorremmo che, fallito l’assalto giudiziario per il caso Open Arms, qualcuno cercasse di fermare Salvini organizzando una “rivolta sociale” con danneggiamenti e assalti alle ferrovie», dicono.

Le accuse del Carroccio

Insomma, la Lega evoca sabotaggi e «rivolta sociale» facendo leva anche sulla denuncia presentata dai vertici di Ferrovie: in particolare su quanto accaduto lo scorso 11 gennaio a Milano, con il blocco dell’Alta velocità per un guasto a un cavo elettrico provocato dai pantografi di alcuni treni; e sul blocco della linea Roma-Napoli due giorni dopo per la rottura di un deviatore con conseguente caos a Termini.

Antonio Fraschilla