SANITÀ, MANOVRA 2024 IN PROGNOSI RISERVATA: È GUERRA SUI NUMERI, SI INVOCA IL MES

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Intanto da Torino anche il Presidente Sergio Mattarella ammonisce il Governo Meloni: quello della tutela della salute è un presidio irrinunciabile, serve più cooperazione tra livelli istituzionali

Numeri assoluti in termini monetari, incidenze percentuali in rapporto al reddito nazionale o PIL. Maggioranza e opposizioni guerreggiano a colpi di pallottoliere sul capitolo della nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef) per le voci attinenti al fondo per il servizio sanitario nazionale, il SSN.

Mentre per il gruppo del PD si sarebbe in presenza di un de-finanziamento, la coalizione governativa e gli esponenti di Fratelli d’Italia – il partito della Premier e anche il riferimento dell’attuale Ministro della Salute professor Orazio Schillaci – sono compatti nel replicare che viceversa la manovra, sia annuale che pluriennale, è tale da prevedere viceversa una integrazione di risorse anche in relazione al prossimo complicato esercizio.

Certamente, si tratterebbe di uno stanziamento addizionale inferiore ai 4 miliardi invocati dallo stesso Schillaci come minimo sindacale al fine di scongiurare scenari di collasso della sanità pubblica, ma pur sempre non vi è il fatidico segno “meno”.

In aggiunta a tali rilievi, il gruppo della destra sociale di governo puntualizza, all’indirizzo dei critici di centrosinistra, che il rapporto fra spesa sanitaria e prodotto interno lordo deve essere letto in senso non statico ma dinamico.

Ossia, al tempo dei governi Conte due e Draghi, esso appariva più sostenuto poiché per via dei decreti di chiusura delle attività economiche il PIL era crollato di diversi punti, e ciò aveva accresciuto l’incidenza del capitolo della sanità. Viceversa, con una ricchezza rilanciata fra la caduta del Premier Draghi e l’avvento di Giorgia Meloni a palazzo Chigi, le percentuali sono nominalmente più contenute ma non per questo si deve parlare di de-finanziamento.

Scenario a proposito del quale il Ministro Schillaci non ha mai fatto mistero di esprimere almeno un paio di critiche: la prima di esse sta nella circostanza che uno strumento di sostegno economico pubblico come il Pnrr, istituito proprio a seguito dello shock pandemico del 2020, nella sua declinazione nazionale, a opera di Conte prima e di Draghi poi, avesse finito con il dedicare al capitolo della tutela della salute una quota molto minoritaria sul totale dei complessivi 191 miliardi di euro assegnati da Bruxelles a Roma; il secondo appunto fa invece riferimento a come viene gestita la spesa corrente necessaria al mantenimento e funzionamento di interi reparti, a tutt’oggi affidati ai medici cosiddetti “gettonisti”, con effetti non più controllabili sul piano dei costi e con l’ulteriore beffa di una perdurante incertezza sul fronte del personale sanitario.

Molto duro e netto il commento del Senatore di Fratelli d’Italia e presidente della Commissione affari sociali di palazzo Madama, Franco Zaffini: “Nel 2024 il fondo sanitario nazionale potrà contare su 2,3 miliardi in più, e su ulteriori 2,5 miliardi nel 2025. Se a queste cifre aggiungiamo i 2,15 miliardi della manovra di stabilità per il corrente esercizio annuale, nonché il miliardo 800 milioni previsto dal decreto bollette, il totale delle risorse conferite dal Governo Meloni al fondo per il SSN ammonta a oltre 8 miliardi di euro”.

Si sarebbe potuto fare di più, in ragione pure degli allarmi lanciati dal ministro Schillaci? “Il rapporto fra numeratore e denominatore va analizzato in funzione delle circostanze storiche, e al tempo del dicastero di Roberto Speranza, l’incidenza della spesa sanitaria sul PIL era salita poiché il reddito nazionale era crollato per effetto dei lockdown decisi dai governi di cui egli faceva parte”.

Il Senatore Zaffini ha semmai esortato a tornare a un clima costruttivo, ricordando che a favore dell’aumento della dotazione di bilancio a sostegno della difesa della salute gioca il jolly dell’anticipo della riforma fiscale, con cui il Governo – con il parere favorevole del Ministro Schillaci – potrebbe molto presto mettere mano al riordino del prelievo tributario e ai canoni per la concessione delle licenze in tema di giochi d’azzardo e di scommesse online.

Con un duplice positivo risultato: il raggiungimento del budget minimo vitale dei 4 miliardi annui, al di sotto del quale non deve scendere il rifinanziamento del SSN; e il contrasto di medio termine alla ludopatia, i cui effetti incidono proprio sugli oneri a carico della sanità pubblica.

Nel frattempo, da più parti, incluse le organizzazioni sindacali dei lavoratori della Sanità, si invita di nuovo il Governo Meloni a prendere in considerazione l’eventualità di un ricorso al Mes sanitario, ossia quel particolare capitolo del fondo salva Stati o meccanismo europeo di stabilità con cui la Commissione europea aveva autorizzato i Paesi, in maggiore difficoltà nella lotta alla pandemia e nella riorganizzazione del servizio sanitario, a contrarre un prestito a condizioni molto agevolate sul fronte del piano di ammortamento e dei tassi di interesse passivi: all’Italia sarebbero toccati fino a 37 miliardi con il solo vincolo di assegnarli all’adeguamento del SSN. Sebbene il termine ultimo per manifestare interesse nei confronti della linea del Mes sanitario sia decaduto al 31 dicembre scorso, il regolamento istitutivo della stessa prevede che in situazioni di necessità e urgenza, come pare essere quella italiana, il meccanismo possa essere riattivato in ogni successivo momento.

Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI