Una condanna penale e un’altra della magistratura contabile alle spalle, un curriculum che non menziona altre specializzazioni oltre a quella di “statistica sanitaria”, un h-index, l’indice che misura il livello scientifico delle ricerche pubblicate, che è neanche un quarto di quello vantato da Gianni Rezza. Colui che “Franceschiello” Vaia – come lo aveva ribattezzato il suo ex assessore alla sanità laziale, Alessio D’Amato, un secolo prima di nominarlo a capo dello “Spallanzani”- è candidato a sostituire il mese prossimo alla direzione della prevenzione al ministero della Salute. Un posto di importanza strategica nella malaugurata, ma non improbabile ipotesi di una nuova pandemia.
Al dicastero di Orazio Schillaci già si misurano i passi che lo separerebbero dalla stanza di Gianni Ippolito, il direttore del dipartimento Ricerca che quando era lui il numero uno allo Spallanzani arrivò alle mani con il “camaleonte”, altra definizione affibbiatagli da D’Amato.
Diversamente da Francesco II di Borbone, ultimo re delle Due Sicilie, Francesco Vaia ha però regnato per ben più di un anno. Il ruolo di direttore, prima delle Usi e poi delle Asl, lo ha mantenuto per oltre 15 anni, passando indenne ai cambi di colore delle giunte che via via si succedevano, prima nella sua Campania, poi nel Lazio. Dove “Lady Asl” – l’imprenditrice della sanità privata Anna Iannuzzi – lo tira dentro lo scandalo delle tangenti che fioccano dalle parti delle cliniche romane. Dopo una fuga a Gaeta, non da Garibaldi ma dal Gip, Vaia finirà ai domiciliari prima che le accuse finiscano in prescrizione.
A pesare su di lui sono invece rimasti il patteggiamento a Napoli a un anno e sette mesi di reclusione per una storia di appalti e tangenti, con ipotesi di associazione e delinquere e corruzione. Il direttore quando si è candidato alla guida dello Spallanzani, ha sventolato il provvedimento di estinzione dei reati oggetto di quella sentenza, ma la condanna resta.
Così come dovrebbe pesare quanto a suo tempo scritto dal Gip Luisanna Figliola quando ne dispose l’arresto: «Particolare allarme sociale desta la situazione afferente al Vaia. Lo stesso risulta pluricondannato a una pena complessiva di anni uno e mesi sette di reclusione e di lire 1.200.000 di multa per associazione a delinquere, reato commesso a Napoli dal 1991 al 1993, nonché per vari e numerosi reati di corruzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio». Un curriculum più lungo di quello scientifico.
Dove l’h-index di Vaia è di 17 punti contro i 67 di Rezza. Senza contare che la maggioranza delle pubblicazioni sono cofirmate con ricercatori dello Spallanzani di cui è alla guida. Ma all’uomo che sussurra alla Meloni, consigliandole mosse e strategie sulla sanità, al ministero hanno costruito un interpello per il posto di direttore della prevenzione che sembra cucito su misura. Oltre alla laurea in medicina è infatti richiesta una generica «formazione in materia di interesse di sanità pubblica», quando in quella posizione sarebbe il caso di avere titoli in epidemiologia o infettivologia.
Riguardo la «comprovata esperienza professionale nella direzione di strutture organizzative complesse» ci sono invece due deliberazioni del Policlinico Umberto I di Roma che dimostrano come Vaia non avesse i titoli per ricoprire il ruolo di direttore sanitario. Secondo i calcoli dell’Umberto I gli emolumenti non dovuti ammonterebbero a 320mila euro, ma poi tra l’ospedale e il medico si è raggiunto un accordo di conciliazione che non aggiusta però il curriculum sanitario del candidato alla successione di Rezza.
Che in realtà aveva puntato alla presidenza dell’Iss, che è anche il più grande istituto pubblico di ricerca in Europa. Forse un po’ troppo, tanto che li a sostituire il Professor Silvio Brusaferro, in scadenza di mandato a luglio, dovrebbe arrivare il direttore della clinica di malattie infettive al “San Martino” di Genova, Matteo Bassetti. Una virostar con curriculum scientifico di tutto rispetto e un h-index delle pubblicazioni scientifiche da 77 punti. Oltre quattro volte tanto quello di Franceschiello Vaia, indirizzato verso una poltrona non meno strategica.
PAOLO RUSSO



