Ieri, dal suo jet atterrato non so dove scende prima il vassallo bielorusso Lukashenko, bolso, appesantito, il sorriso untuoso mentre ondeggia aggrappato al corrimano della scaletta. Poi spunta il criminale di guerra, un saltello e oplà eccolo che plana tonico e scattante sulla scena del delitto. Anche io cerco un appiglio alle mie (alle nostre) speranze di un imminente tracollo dell’aggressore e il Dataroom di Milena Gabanelli (Corriere della Sera) dal titolo: “Sanzioni alla Russia, i costi per il Cremlino” è, come sempre, esaustivo basato su numeri e fatti.
Colpisce tuttavia il “tirando le somme” conclusivo secondo il quale “le sanzioni nel loro complesso stanno isolando Mosca e provocando qualche danno alla sua economia, ma ampiamente compensato dall’export di idrocarburi di cui Italia e Germania hanno drammaticamente bisogno”. Come “qualche danno”?
È difficile contrastare le forze del male quando hai creato e rafforzato un rapporto di dipendenza con quello che è il tuo pusher energetico ma anche il tuo nemico mortale. Un nodo scorsoio nelle mani del macellaio che ne mena vanto: “Gli occidentali volevano metterci in crisi con le sanzioni Antonio Padellaro , ma saranno loro a pagare”. Forse, ma il conto finale lo salderà lui.
Antonio Padellaro


