Scopriamo il mondo! Un omaggio ai tanti esploratori

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Breve storia della nascita di carte geografiche e mappamondi

TORINO – Il mondo fu creato in sette giorni – insegna la Bibbia –, qualcosa in più c’è voluto per popolarlo e farlo evolvere; tanto, tanto di più per scoprirlo, almeno in parte – visto che ancora oggi esistono luoghi non completamente esplorati. La sua scoperta e conoscenza da parte dei vari popoli e nelle varie epoche è andata di pari passo con la sua rappresentazione visiva, con riproduzioni dipinte e/o descritte, sintetizzate, cioè poi più o meno stampate su carte geografiche o mappamondi, oggetti che sono stati da sempre testimoni dei progressi umani. Lo studio dell’intera materia si chiama “geografia”.

“Geografia” – la cui nascita è da collocare intorno al VI sec a.C. – è un termine greco, composto da “gê”, Terra, e “graphia” che vuol dire sia “disegno” sia “descrizione verbale”; possiamo quindi tradurre questa parola con “disegno e descrizione verbale della Terra” – che calza esattamente con quanto comunemente intendiamo oggi. Questa piccola frase sotto-intende quindi a sua volta sia le informazioni geografiche oggettive sia un insieme di conoscenze tecniche, culturali, demografiche, politiche, storiche e… anche artistiche, se si osservano con cura i documenti di tutte le epoche a noi giunti.

Se teniamo presente l’evoluzione avvenuta tra gli uomini nei vari secoli troviamo ad esempio che l’orientamento delle carte non è sempre stato come oggi al nord; in passato è stato anche verso est (Gerusalemme, la cristianità, il sorgere del sole…), oppure al sud; altre carte nautiche erano addirittura orientate ad ovest. Conseguentemente le descrizioni, piane, esposte su diversi materiali, ne subivano i relativi condizionamenti. Il mappamondo invece, dalla forma sferica, sembra essere nato nel 1491 in Germania; si fermava però, ovviamente, all’Europa ed a parte dell’Asia, disegnando oltre le colonne d’Ercole solo un vasto oceano (Colombo solo nel 1493, al suo ritorno in Spagna, riferì delle Americhe).

Esistono oggi vari tipi di mappamondi, tra cui interessati sono quello intarsiato con pietre dure e semi preziose e quello che gira, senza punti di appoggio, tramite due magneti.

Una curiosità: il mappamondo più grande, globo rotante di un planisfero terrestre, è stato fino al 1997 quello di Colombara, frazione di Apecchio in provincia di Pesaro, costruito dopo 5 anni di lavoro, nel 1988, da Orfeo Bartolucci (1924-2011): diviso su tre piani, dal diametro di 10 m e la circonferenza di 30 m, dal peso di 180 tonnellate, può contenere oltre 500 persone. Record superato dagli Stati Uniti che nel Maine hanno costruito, da poco, un globo rotante di 12,5 m, chiamato “Eartha” (scala: 1 cm = 10 km) , riappropriandosi del record (8 metri) loro soffiato da Bartolucci (10 metri).

Piani o tondi, di corteccia, legno o tela, sfere o semisfere, prima ancor anche graffiti o dipinti su roccia, questi documenti hanno identificato le tappe fondamentali – per quanto dicevamo prima – dell’insieme delle conoscenze umane.

La curiosità e l’interesse per questi “testimoni”, aspetti meno conosciuti del sapere, ci hanno spinto a fare una ricerca – certo parziale e non esaustiva, probabilmente con qualche svista ed errore – su quando sono nate le carte geografiche, chi le ha redatte e come, quali sono le più antiche e dove sono custoditi questi “documenti-polaroid” anche testimoni del loro tempo.

Sono numerose le carte giunte fino a noi – oltre alle tante, anche importanti, andate distrutte – conservate nelle biblioteche nazionali, nelle società di studio e nella Biblioteca Apostolica Vaticana, purtroppo non tutte consultabili, come le molte altre delle collezioni private, Vediamo meglio.
Forse la carta geografica esistente più antica al mondo è quella chiamata Imago Mundi (o Mappa Mundi Babilonese) risalente al 700 a. C. e conservata nel British Museum di Londra, che rappresenta, in un cerchio piatto, la zona intorno a Babilonia.

Anassimandro (VI sec a.C.) filosofo greco, primo cartografo della storia, ha redatto una tavoletta chiamata anche Pinax, purtroppo andata persa.
La Tavola Peutingeriana, di epoca romana (IV sec) e di cui conosciamo una copia medioevale, illustra parte della rete viaria dell’impero. E’ una striscia di pergamena lunga 7m e larga 34 cm ed  è conservata a Vienna.

La Mappa di Bedolina è un graffito della Val Camonica, di oltre 50 mq, risalente a 3400 anni fa.
Le “Mappe orbis terrae” (o mappe T in O): sono così chiamati numerosi documenti e un tipo di mappamondo tipici del Medioevo perché rappresentano solo il Mediterraneo a forma di T che divide i tre continenti (Asia, Africa ed Europa), circondati da un grande oceano (“O”).

Tra il Duecento ed il Quattrocento fu riscoperta e diffusa la Cosmografia (geografia) di Tolomeo, scritta nel II sec, in 8 libri, che costituisce la prima base scientifica di questi lavori.
In Spagna, nella Biblioteca Nazionale di Madrid, si trova un codice membranaceo miniato, uno dei primi mappamondi T in O: “Explanatio in Apocalipsim”, poco esatto, risalente al 1047, creato essenzialmente per scopi religiosi. Fu redatto, come altri, sulle basi impostate dal Beato di Lièbana, un monaco cristiano spagnolo vissuto tra il 730 ed il 798.

La “Geographia”, mappamondo Tolemaico stampato ad Ulm nel 1482 e conservato a Venezia nella Biblioteca Nazionale Marciana. La seconda ristampa del 1486  include le mappe di Spagna, Italia, Gallia, Palestina, Paesi del nord e per la prima volta quella di alcuni Paesi orientali. In Italia esiste anche anche un “Tolomeo” stampato a Roma nel 1507-1508.

Il Mappamondo di fra Mauro – forse la pergamena più importante in Italia – risale al 1450 ed ha un  diametro di 2 metri, su legno; anch’esso è custodito alla Marciana di Venezia.
Il “Planisfero genovese”, risalente al 1457, dai colori molto vivaci si trova nella Biblioteca Nazionale di Firenze.

La “Carta del navigare”, di Paolo De Pozzo Toscanelli, utilizzata pure da Colombo, purtroppo andata persa.
La “Carta nautica” di Albino De Canepa, del 1480, a Roma presso la Società Geografica Italiana (SGI) manoscritta su pergamena che raffigura tutta l’Europa e parte del nord Africa con buona precisione e molto ben conservata.

La “Carta nautica del XIV sec”, comprende le acque centro settentrionali d’Italia. Dipinta su pergamena, è custodita presso la Biblioteca Apostolica Vaticana.
La “Carta d’Italia” di Giovanni Antonio Magini (1620), custodita presso l’Istituto Geografico Militare (IGM) – fondato nel 1872 – fu il primo atlante con carte di tutta la penisola con le mappe di tutte le regioni con nomi esatti e note storiche.

La “Carta cinese” del distretto di Lianjiang e provincia, risalente a fine Ottocento, acquerello su carta, conservata con altre presso la SGI; molto rara perché il patrimonio dell’estremo oriente di questo tipo è stato disperso o distrutto.

La “Carta d’Italia” del 1578 di Gerardo Mercatore, stampata a Colonia. Questa, come quasi tutte tra il ‘500 ed il ‘700, è poco fedele alla realtà; bisognerà aspettare gli ultimi decenni del ‘700 per avere una carta precisa del nostro Paese; in seguito l’IGM impiegò 30 anni per stilare la prima Carta Topografica dell’Italia unita. Importante ancora da parte dell’IGM la compilazione, fra le tante, della prima “Carta della montagna”. Sempre in IGM sono raccolti e conservati, oltre alle carte,  Atlanti Geografici dal ‘500 al ‘700: circa 8mila antichi e 12mila moderni.

La “Carta pisana” (o portolanica), così detta perché ritrovata a Pisa, fu disegnata alla fine del XIII sec (forse nel 1275 o 1290) ed è considerata la più antica del Mediterraneo.
Oltre alla “Pisana” le più antiche carte nautiche d’Italia sono quella di Giovanni da Carignano (risalente al 1300 circa); le carte del Vesconte Maggiolo (o Planisfero di Fano), del 1504; la carta di Angelino de Dalorto del 1325, operante a Palma di Maiorca. Complemento alle carte nautiche sono i cosiddetti “Portolani” (ossia istruzioni per la navigazione costiera) nei quali vengono descritte le coste marittime con le distanze  tra i porti, i tempi delle le maree, la direzione dei venti e le possibili, varie difficoltà della navigazione.

Tutta la cartografia nautica, topografica, aeronautica,… stradale e turistica, a cui hanno contribuito mercanti, pellegrini, religiosi, conquistatori, scienziati, studiosi, tecnici, … emigranti, turisti e curiosi di tutte le epoche e classi sociali, qualche volta poco attenti alla precisione in quanto interessati ai loro fini, ha prevalentemente coinvolto il mondo occidentale limitato all’Europa, alla parte occidentale dell’Asia e a parte del nord Africa.

Segnaliamo ora in questo ambito, sinteticamente, le principali “scoperte” frutto di mirati viaggi. Marco Polo (1271) in Cina-Catai dal Kublai Kan; nel ‘400-‘500 Africa ed Americhe da parte di Colombo e Vasco de Gama; nel ‘700 Australia e Nuova Zelanda con l’inglese Capitan J. Cook, nel 1909 e nel 1911 i Poli Nord e Sud, rispettivamente con R. E. Peary e R. Amundsen.

Questo articolo vuole anche essere un omaggio al “grande e numeroso popolo dei viaggiatori”, intrepidi e coraggiosi esploratori, tutti sempre disposti a sopportare rischi, pericoli, sofferenze per la “conoscenza”, la “scoperta”di nuovi uomini e donne, luoghi e costumi. Viaggi fatti non solo per realizzare una nuova  “mappa mundi” con le nuove conoscenze che ridavano ogni volta la carica per altre imprese, o per stilare un semplice o più o meno elaborato cartografico, ma per trovare e condividere una documentazione il più possibile scientificamente attendibile sul tanto prima sconosciuto del mondo dei loro tempi.

Fra tutti e tra tanti qui ricordiamo – per mai dimenticare – la National Geographic Society (nata nel 1888) per “…. accrescere e diffondere la conoscenza della geografia …” e non solo.
Con  i suoi oltre 9 milioni di associati dalla fondazione, “racconta” in prosa ed in poesia il mondo, con curati testi documentati, con scientificità e curiosità anche attraverso servizi corredati da splendide immagini di straordinaria bellezza e profondità.

Qui abbiamo parlato di un lungo “viaggio”, senza tour operator, nel tempo, nella storia e nella geografia intesa come luoghi lontani dal nostro mondo quotidiano, a volte tra pirati e briganti in mari e per terre sconosciute, in cui – ad onor del vero, la storia insegna – non tutto è stato bello e positivo. Viaggio spesso inteso come conquista e sfruttamento di regioni selvagge e frequentemente con una forzata civilizzazione, ma anche con  racconti straordinari ricchi di fascino e profondità

Per ulteriori notizie, consigli ed approfondimenti:

<> L’Italia nell’antica cartografia – Priuli & Verlucca in varie edizioni;
<> Jamm Cooperativa – Napoli, libreria specializzata in cartografia nazionale e internazionale;
<> Biblioteca Apostolica Vaticana;
<> Biblioteche Nazionali di Roma e Firenze;
<> Biblioteca nazionale Marciana di Venezia;
<> Biblioteque Nationale de France – Parigi;
<> Società Geografica Italiana (SGI) – Roma;
<> I viaggi di Repubblica – di Paola Staccioli – 4 maggio 2000;
<> Il Giramondo – libreria con carte geografiche di tutto il mondo – Torino;
<> Vari siti web sull’argomento …

Nella foto: la Mappa Mundi Babilonese ed una antica Carta d’Italia (dal web)

franco cortese

Franco CORTESE Notizie in un click