in rappresentanza e in memoria dei 280 giornalisti morti ammazzati mentre raccontavano il genocidio, PER aver raccontato il genocidio. E senza il cui coraggio e la cui voce, oggi non sapremmo neppure quel poco che ha permesso a un’intera opinione pubblica di alzarsi in piedi e dire BASTA, partire con missioni umanitarie cariche di aiuti, risvegliare le coscienze intorpidite, riempire le piazze e in definitiva a creare le condizioni per almeno un timido spiraglio di tregua.
Se questo premio ha ancora un senso, lo diano a loro il Nobel per la Pace.
Perché certi osceni candidati sono un oltraggio all’Umanità.


