Se Putin ha acceso la miccia Biden gliel’ha fornita

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Non so chi di voi ha avuto modo di ascoltare il Presidente Ucraino Zelensky, stamattina, in collegamento diretto con il Congresso USA

. Un discorso, il suo, con accenti talmente enfatici e patriottici (con annesso video a testimoniare l’accanimento dei russi verso i civili ucraini), da provocare la standing ovation finale degli istanti. La stessa che abbiamo visto tributargli dagli europarlamentari il primo marzo scorso. Nulla da eccepire: Zelensky è un asso nella comunicazione e sa come infervorare gli animi. Rispetto a lui Putin è un dilettante.

Ma nei toni drammatici di Zelensky c’era anche sostanza : ha chiesto per l’ennesima volta agli americani (leggi NATO), l’istituzione di una fly zone “umanitaria” o, in alternativa, l’invio di aerei da combattimento. E questo, detto con franchezza, non riesco a digerirlo. Zelensky ha ben chiare le conseguenze drammatiche che avrebbe tale scelta da parte degli americani (che infatti si guardano bene dal dargli retta), quindi a che pro insistere su questo punto?

Giusto ieri ci sono state manovre di avvicinamento significative sul tavolo dei negoziati. Entrambe le delegazioni hanno confermato che le trattative sono difficili ma che esiste uno spiraglio per arrivare ad un accordo, quanto meno di cessate il fuoco. Si starebbe ragionando sulla neutralità ucraina e lo stesso ministro degli esteri russo Lavrov ha parlato di un piano di 15 punti e di un accordo vicino.

Le richieste di Zelensky agli americani, come si conciliano con le trattative in corso che sembra inizino a produrre dei frutti? Zelensky la vuole la pace o vuole continuare la sua guerra? Ragiona con la sua testa o è il fantoccio degli Usa?

La domanda non è peregrina

Roberta Labonia