Comunicate oggi le principali decisioni di politica monetaria assunte dal Consiglio di vigilanza dell’istituto di emissione sotto la presidenza del Governatore centrale Gent Sejko
Nella riunione celebrata in data odierna, il Consiglio di vigilanza della Banca d’Albania ha deliberato che il tasso di interesse di base – ossia il principale indicatore del costo del denaro vigente nel Paese – debba rimanere invariato al 2,75 per cento, e che i tassi di interesse sui depositi e sui prestiti presso l’istituto di emissione, applicati oltre il primo giorno, debbano essere confermati rispettivamente all’1,75 e al 3,75.
Il Consiglio ha inoltre portato in approvazione del bilancio della Banca d’Albania con riferimento all’annualità del 2024, in conformità ai cosiddetti “International Financial Reporting Standards”. Alla fine dello scorso anno, pertanto, il totale delle attività patrimoniali della Banca centrale nazionale ammontava a circa 776 miliardi di Lek, ovvero poco meno di 8 miliardi di euro equivalenti. Il peso principale nel totale delle attività è occupato dagli investimenti in titoli del debito pubblico corrispondenti a circa il 61 per cento della massa complessiva, nonché dai saldi degli accantonamenti applicati alle banche di secondo livello, parte della riserva valutaria, pari a un altro 18 per cento.
Il Governatore Sejko, nel proprio intervento alla conferenza stampa, ha ribadito che la gestione della politica monetaria ha consentito all’economia reale di espandersi ragionevolmente, assorbendo parte della disoccupazione e accrescendo i salari reali valorizzando la produttività e quindi senza eccessivi sbalzi inflattivi: “Questa performance si riflette nell’espansione dei settori dei servizi e delle costruzioni, mentre la dinamica dei settori industriale e agricolo risulta più debole. La crescita economica è stata accompagnata da un aumento dell’occupazione, da un calo del livello di disoccupazione e da una continua risalita dei salari reali nel settore privato. Compito del nostro mandato è vigilare affinché il livello generale dei prezzi resti inglobato nella capacità produttiva e non non crei tensioni sui listini al dettaglio e al consumo di beni e servizi”.



