“Selective default” della Russia

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Venerdì scorso la Banca Centrale russa ha tagliato i tassi di 300 bps al 17%, dopo che il rublo ha recuperato interamente il calo post invasione

Il recupero è in gran parte dovuto al gigantesco avanzo commerciale che la Russia sta accumulando in questo periodo: a causa delle sanzioni la Russia non importa più nulla, mentre ogni giorno riceve solo dall’Europa 1 mld € di introiti per l’energia. I controlli dei capitali poi impediscono fuoriuscite di risparmi e investimenti. Tutti questi fattori spiegano il temporaneo supporto al cambio. Il fattore negativo interno è rappresentato da un eventuale credit crunch ampliato dal fatto che i tassi sono comunque al 17%, un livello assai elevato.

Sempre venerdì, intanto, S&P Global ha downgradato la Russia a “selective default” sul debito estero a lungo termine dopo che Mosca ha ripagato le cedole e rimborsato alcuni bond in rubli anziché in USD. C’è ancora il “periodo di grazia” di 30 giorni (cd grace period) ma S&P ha precisato che è molto improbabile che la Russia sarà in grado di convertire con successo la propria valuta in vista delle ultime sanzioni che sono state introdotte.