Separazione delle carriere a Garlasco

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I Fratelli di Giorgia Meloni sono convinti che il referendum sulla separazione delle carriere lo vincerà il “popolo di Garlasco”, e quindi il governo. Non hanno tutti i torti i Giovanni Donzelli (al vertice di FdI) e i Luca Ciriani (ministro per i Rapporti con il Parlamento) quando dicono al “Foglio” che c’è un popolo silenzioso di italiani sempre più sconcertati dagli errori nelle indagini sul delitto di Chiara Poggi.

Nonché dalle pesanti ombre sugli inquirenti che scaturiscono, si può dire ogni giorno, da quel mistero doloroso. Infatti la destra ha voluto fortemente quella riforma costituzionale, quanto mai inutile e dannosa, avendo in testa il referendum confermativo già previsto per la primavera dell’anno prossimo. Non solo per vincerlo, e sarebbe il meno, ma per mettere alle corde una volta per tutte la magistratura che risulterebbe così sconfitta due volte: in Parlamento e dal voto degli italiani. Tenendo conto che l’immensa popolarità di cui godevano le toghe a partire da Mani Pulite si è gradualmente consumata nei decenni fino a trasformare quel mare di consensi in un bacino assai più ridotto nel quale, secondo i sondaggi, oggi si riconoscerebbe soltanto un italiano su tre.

Dimostrare nelle urne quanto l’impopolarità del potere giudiziario sia ormai diffusa sarebbe per le vedove e gli orfani di Silvio Berlusconi la realizzazione di un sogno a lungo accarezzato. Oltre a celebrare il più gradito omaggio post mortem al caro Padrone, la seduta spiritica di governo festeggerebbe l’esito di una battaglia volta a sancire il principio che la legge non è affatto uguale per tutti. Soprattutto quando grazie a un immenso patrimonio si può contare su un esercito di avvocati e su un codice penale, ad personam, costruito da un Parlamento di cortigiani.

Neppure l’opposizione di Pd, 5Stelle, Verdi e Sinistra, sulla base delle stesse considerazioni della destra ma rovesciate, ha intenzione di limitare il referendum al tema magistrati e giudici. Noi chiederemo agli italiani di votare “No” per fermare la Meloni: è la linea che annuncia Francesco Boccia. “In nome della Costituzione e non dei magistrati, per impedirle i pieni poteri e la scalata al Colle”, dichiara il capogruppo dem alla Camera. “Melonizzare” la consultazione, dunque, per ripetere lo stesso film che nel 2016 mandò a casa Matteo Renzi. Che si giocò governo e futuro politico su una riforma costituzionale il cui contenuto la stragrande maggioranza degli elettori non aveva neppure capito. Qualcosa del genere potrebbe accadere sulla separazione delle carriere.

Talmente astrusa che in campagna elettorale il governo poco avrà interesse a parlarne preferendo giocarsi la partita sugli errori giudiziari commessi da una magistratura tacciata di inettitudine (e peggio), a partire dai più gettonati e irrisolti casi di cronaca nera. Si prospetta dunque un duello all’ultimo voto tra il popolo di Garlasco e l’esercito di chi vuole defenestrare Giorgia. Preparate i pop corn.

Antonio Padellaro