L’Aula di Palazzo Madama dà il via libero definitivo al disegno di legge costituzionale sulla giustizia con 112 Sì: nella primavera del 2026 si terrà il referendum popolare confermativo sul provvedimento
Il Parlamento ha completato l’intero percorso legislativo sulla riforma costituzionale della giustizia: con il voto del Senato della Repubblica, che ha dato l’ok al nuovo provvedimento sulla separazione delle carriere con 112 sì, 59 no e 9 astenuti, la legge voluta dal ministro Carlo Nordio è stata approvata definitivamente nella sua quarta e ultima lettura come prevista dall’articolo 138 della Costituzione italiana.
“Oggi compiamo un passo importante verso un sistema più efficiente, equilibrato e vicino ai cittadini. Un traguardo storico e un impegno concreto mantenuto a favore degli italiani. Governo e Parlamento hanno fatto la loro parte, lavorando con serietà e visione – scrive Giorgia Meloni su X -. L’Italia prosegue il suo cammino di rinnovamento, per il bene della Nazione e dei suoi cittadini. Perché un’Italia più giusta è anche un’Italia più forte“.
Ora, di fatto, comincerà una campagna elettorale piuttosto lunga, che durerà circa fino alla tarda primavera del 2026, quando verrà fissata la data in cui si terrà il referendum confermativo sottoposto ai cittadini. Se vincerà il Sì, la riforma entrerà ufficialmente in vigore; se invece s’imporrà il No, non se ne farà nulla.
Ribadendo che la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere e si specifica che “è composta dai magistrati della carriera giudicante e della carriera requirente” e che i magistrati “si distinguono tra loro soltanto per la diversità delle funzioni“, s’introduce il principio delle “distinte carriere dei magistrati giudicanti e requirenti“, la cui disciplina viene demandata alle norme sull’ordinamento giudiziario.
In assenza di previsioni costituzionali, risulta di fatto demandata alla legge ordinaria sia la disciplina del concorso (potrà essercene uno unico concorso oppure due diversi) sia la competenza per la formazione dei magistrati (Scuola Superiore della Magistratura).
fonte: ilgiornale,it



