La fabbrica è ferma, ma il tempo corre. E rischia di schiacciare sotto il peso dell’incertezza il destino di migliaia di lavoratori. E’ un’altra settimana cruciale per il futuro dell’ex Ilva. Domani, al ministero delle Imprese e del made in Italy, andrà in scena una riunione a oltranza con tutte le amministrazioni coinvolte nell’accordo di programma interistituzionale.
Ma i sindacati lanciano l’allarme: “senza continuità produttiva non potrà esserci nessuna decarbonizzazione”. Fim, Fiom e Uilm mettono nero su bianco le loro preoccupazioni in un comunicato che sa di ultimatum.
Il tema centrale, dicono, è la sopravvivenza degli impianti, oggi gravemente compromessa. L’incidente all’altoforno 1, la mancata ripartenza dell’alto forno 2, i problemi all’alto forno 4, eredità della precedente gestione, e l’assenza di un piano finanziario credibile pongono una domanda urgente: come evitare il collasso definitivo? “Serve un intervento dello stato per mettere in sicurezza gli impianti e garantire una marcia sostenibile, in particolare su altiforni e acciaierie”, scrivono, sottolineando come l’accordo di programma e il processo di decarbonizzazione non possano prescindere da una produzione stabil


