Si riparte con le trivelle: estrazioni anche dove non si può

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Era stato firmato settimane fa e venerdì il Pitesai, il Piano che individua le aree idonee alla prospezione e all’estrazione di idrocarburi su terra e offshore, è stato pubblicato sul sito del ministero della Transizione ecologica dando ufficialmente il via libera agli iter congelati con la moratoria imposta nel 2019, proprio mentre si punta ad aumentare l’estrazione di gas dai giacimenti nazionali per provare a tamponare gli aumenti delle bollette.

In questa direzione c’è stata una sinergia inedita: le Regioni hanno dato il loro via libera al Pitesai rapidamente (ultimo step mancante) facendosi assicurare che riguardasse solo il gas, i petrolieri hanno fatto pressione ed esaltato il contributo che avrebbero potuto dare al superamento della crisi del gas e il tema delle bollette, caro ai cittadini, ha dato l’assist per ammantare di apparente ragionevolezza, “nell’interesse dell’Italia”, alcune eccezioni pro-estrazioni (e anti-contenzioso) nel Pitesai stesso.

Qualche esempio: se da un lato il Piano prevede che le istanze di prospezione e ricerca procedono solo per il gas, solo nelle aree idonee e solo se presentate dopo il 2010, per le concessioni che invece ricadono nelle aree ritenute “non idonee” si potrà continuare a estrarre se il “potenziale minerario di gas sia superiore a 150 milioni di metri cubi standard, soglia ritenuta orientativamente, dal punto di vista economico, di pubblico interesse”

E ancora: i permessi di ricerca continuano pure se ricadono “anche solo parzialmente” in aree idonee, mentre le concessioni in mare “proseguono anche se hanno una o più infrastrutture in aree potenzialmente non idonee” (salvo che non siano improduttive da più di 5 anni). Lo stesso vale per la terraferma, a cui si aggiungono le analisi costi-benefici che avranno, oltretutto, la peculiarità di contemplare – anche per il rilascio di nuove autorizzazioni – “l’impatto economico che la mancata attività di produzione di idrocarburi nelle Regioni di estrazione ha sull’economia italiana nel suo complesso”.

L’obiettivo del governo pare essere portare la produzione di gas nazionale ad almeno 7 miliardi di metri cubi l’anno (oggi siamo a 4,5) su un fabbisogno totale di 72 miliardi, prevedere un prezzo calmierato per i gruppi energivori e velocizzare gli iter autorizzativi per chi potrebbe immettere velocemente il gas nella rete.

VIRGINIA DELLA SALA