In questa direzione c’è stata una sinergia inedita: le Regioni hanno dato il loro via libera al Pitesai rapidamente (ultimo step mancante) facendosi assicurare che riguardasse solo il gas, i petrolieri hanno fatto pressione ed esaltato il contributo che avrebbero potuto dare al superamento della crisi del gas e il tema delle bollette, caro ai cittadini, ha dato l’assist per ammantare di apparente ragionevolezza, “nell’interesse dell’Italia”, alcune eccezioni pro-estrazioni (e anti-contenzioso) nel Pitesai stesso.
Qualche esempio: se da un lato il Piano prevede che le istanze di prospezione e ricerca procedono solo per il gas, solo nelle aree idonee e solo se presentate dopo il 2010, per le concessioni che invece ricadono nelle aree ritenute “non idonee” si potrà continuare a estrarre se il “potenziale minerario di gas sia superiore a 150 milioni di metri cubi standard, soglia ritenuta orientativamente, dal punto di vista economico, di pubblico interesse”
L’obiettivo del governo pare essere portare la produzione di gas nazionale ad almeno 7 miliardi di metri cubi l’anno (oggi siamo a 4,5) su un fabbisogno totale di 72 miliardi, prevedere un prezzo calmierato per i gruppi energivori e velocizzare gli iter autorizzativi per chi potrebbe immettere velocemente il gas nella rete.
VIRGINIA DELLA SALA



