Situazione sui mercati

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A metà settimana le deludenti trimestrali di Cisco, Walmart e Target hanno portato una forte turbolenza sui mercati

Se i colossi della distribuzione hanno deluso in scia a un timore crescente di stagflazione se non di recessione, per Cisco i problemi invece hanno riguardato la supply chain.

In particolare, Target ha evidenziato un aumento di costi (legati a carburanti e trasporti) che non riescono a trasferire sui consumatori, per cui sono stati impattati pesantemente i margini. La crisi dei margini è l’avvisaglia di un timore più forte di recessione. Guardando alle stime di Bloomberg sui margini le stime di EPS e sulle vendite si vede che sono ancora molto elevate, mentre i mercati stanno già correggendo.

I dati sul credito al consumo sono ai massimi, mentre il tasso di risparmio dei consumatori è ai minimi: quindi con l’esplosione dell’inflazione i consumatori (una volta finiti i sussidi) hanno fatto ricorso al credito al consumo dopo aver eroso i risparmi accumulati. Da alcune indagini emerge che i consumatori USA stanno cercando spasmodicamente di far ricorso all’applicazione del “primo prezzo”, ovvero i beni a costo più basso. Tradotto: i consumatori non sono più disposti a inseguire gli aumenti dei prezzi e le aziende sono costrette a internalizzare i maggiori costi con effetto pertanto negativo sui margini.

È molto rilevante il tema bond in questo periodo: i tassi si sono normalizzati fino a raggiungere il 3.20% sui decennali USA. Questo potrebbe rappresentare un top. Le aspettative (lette sia dai futures che dagli swap) sui tassi sono leggermente sopra il 2.5%, ovvero il tasso di neutralità. Ci troviamo in una fase di bear market con rimbalzi che per ora paiono essere solo sporadici e generati per lo più da situazioni di livelli estremi di stress, paura, volatilità e condizioni finanziarie sui mercati.

Ora dopo mesi di focus sull’inflazione, lo stesso si è spostato sulla stagnazione se non addirittura sulla paura di una vera e propria recessione. Ma questa volta le banche centrali hanno ribadito che la priorità è combattere l’inflazione e un po’ di dolore sarà necessario. Powell sa che potrebbe portare l’economia in recessione.

L’attesa, quindi, è per la velocità con cui gli analisti attueranno un ridimensionamento delle aspettative sui margini. Si sta vedendo una revisione al ribasso sugli earnings per gli USA, mentre per l’Europa solo un rallentamento della revisione al rialzo. Tutto ciò è anticipato dai bond dove le aspettative di inflazione si sono stabilizzate se non in drastico calo. La curva dopo l’inversione di aprile ha iniziato una fase di graduale steepening: in genere i segnali anticipatori di recessione sono di un anno e mezzo circa dall’inversione. Nel frattempo, potremmo vedere un movimento controintuitivo: tassi che scendono e borse che scendono in contemporanea. Borse che per ora subiscono il colpo perché sono senza il supporto delle banche centrali: ma una volta sistemato il problema sul tema inflazione (“deve scendere in maniera convincente”, come richiesto anche da Biden) esse torneranno a rivolgere lo sguardo verso la crescita economica.