Situazione Ucraina e yen in caduta libera

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L’invasione dell’Ucraina continua a essere un fattore di rischio dopo che la Russia è tornata a utilizzare toni molto aggressivi e minacciosi nei confronti dei paesi occidentali, e soprattutto, dopo la notizia del taglio delle forniture di gas per Polonia e Bulgaria (sembra per il rifiuto o l’impossibilità di pagare in rubli), una mossa che ha spinto ulteriormente al rialzo i prezzi sia del gas che del petrolio

Una nuova ondata di avversione al rischio è stata innescata poi da notizie negative sul fronte bellico, con le azioni in Transnistria (regione filorussa della Moldavia) che fomentano possibili estensioni delle attività militari russe anche in quella nazione, con allargamento del fronte. In altre parole, Putin sta mandando una serie di avvisi all’Europa aumentando il rischio di pericolose escalation.

Chiudiamo con il Giappone, dove si è tenuta la riunione della BOJ che ha sì alzato le attese di inflazione, ma anche aumentato l’impegno al controllo dei tassi: Kuroda ha affermato che la banca condurrà operazioni “giornaliere” di importo “illimitato” con l’obiettivo di mantenere il rendimento del JGB sotto lo 0.25%. Tenuto conto che i tassi sono in rialzo praticamente in ogni area geografica, questo altro non significa che iniettare una quantità illimitata di yen sul mercato. Proprio in risposta a questo atteggiamento ultra-accomodante lo yen ha subito un tracollo (iniziato per la verità da due mesi): dal 9 di marzo (circa 6 settimane fa), il crollo è del 14% contro dollaro, ai minimi da 20 anni.

La violenza del movimento è legata alla divergenza con la politica monetaria della FED e delle altre BC, che alimenta flussi di risparmi e investimenti in uscita verso aree più redditizie. Questo movimento di deprezzamento della valuta che si somma all’inflazione da costi (il paese dipende dall’estero per energia e materie prime) può portare tutta una serie di problemi al paese nipponico, tra cui non va trascurata una potenziale perdita totale di fiducia nello yen.

È anche vero che la BOJ pone, a differenza della Fed, molta attenzione alla crescita, tanto da dichiarare che la situazione dell’economia non è ancora in grado di affrontare una normalizzazione della politica monetaria.

Tuttavia, sarebbe opportuno stemperare un po’ l’atteggiamento prima che un deflusso di capitali (da parte degli investitori locali) verso l’estero in cerca di riparo dalla svalutazione diventi troppo difficileda arginare.