Primo cittadino di Bari tra il 1990 e il 1991, in un clima di totale abbandono da parte della classe politica romana, si trovò a gestire in solitudine l’arrivo nel capoluogo della nave Vlora, simbolo di un Popolo vicino e fratello in fuga dal proprio Paese devastato dallo stalinismo
“Sono PERSONE! Persone come noi, con dignità”. Parole che, trentuno anni dopo, risuonano forti e potenti più che mai nell’attuale desolante clima preelettorale dove il concetto di “persona” sembra essere sparito a tutto vantaggio di una politica verbalmente violenta e muscolare.
Per questo motivo, è dovere di tutti ricordare la figura mite ma determinata, gentile ma decisa del Professor Enrico Dalfino, Sindaco della città di Bari per un periodo troppo breve, e scomparso troppo prematuramente nel 1994: oggi avrebbe 87 anni e potrebbe spiegare personalmente, ai politicanti odierni, che cosa voglia dire assumersi delle responsabilità, quelle autentiche, nette, non populistiche, in un contesto di assurdo isolamento nel quale, nell’agosto di 31 anni fa, le istituzioni romane lo condannarono.
Dalfino guidò l’amministrazione comunale di Bari tra il 1990 e il dicembre del 1991: la legge elettorale in allora vigente per i Comuni non prevedeva elezioni dirette o premi di maggioranza, i sindaci erano eletti dai Consigli comunali fra coloro che ne facevano parte, e potevano essere sfiduciati dai partiti senza che ciò provocasse in automatico il voto popolare anticipato.
Inoltre, le competenze dei primi cittadini e delle giunte non erano quelle attuali, e il potere di censura da parte delle segreterie romane era pervasivo (esattamente come tuttora avviene nei confronti del Parlamento, dove l’alta influenza dei partiti deriva dal fatto che i governi e chi li guida vengono scelti dopo il voto).
Ebbene, in un simile contesto politico-istituzionale, nell’ultima estate della cosiddetta prima Repubblica Italiana, il giorno 8 agosto del 1991 il Sindaco di Bari Enrico Dalfino assunse in prima persona la responsabilità della gestione dell’emergenza umanitaria finalizzata alla prima accoglienza e alla fornitura degli indifferibili aiuti sanitari e alimentari dei 20.000 cittadini albanesi che erano appena giunti in prossimità del porto del capoluogo pugliese con un carico di disperazione e di speranza di un intero Popolo che, salpato da Durazzo con una grande nave di fortuna originariamente carica di zucchero cubano, aveva abbandonato qualche giorno prima il proprio Paese devastato da mezzo secolo di stalinismo durissimo e letale.
Immediati furono i confronti dialettici tra Dalfino e i vertici romani, dal Ministro dell’interno fino all’allora Presidente della Repubblica Cossiga. Fu allora che il sindaco di Bari si impose con straordinaria forza morale ed esclamò: “Sono persone! Persone come noi con dignità. Non possiamo abbandonarle proprio adesso”. Un concetto ribadito senza paura della propria onestà intellettuale, che alzò il sipario su un Paese e su un Popolo che erano legati all’Italia da secoli, con tracce significative presenti nella stessa popolazione italiana, si pensi alle comunità Arbereshe da sud a nord.
Oggi il sindaco Enrico Dalfino sarebbe molto felice di vedere i frutti della lungimiranza della propria determinazione. Perché se Italia e Albania hanno sviluppato un dialogo oramai irreversibile di collaborazione e di cooperazione, tanto da fare dell’Albania un Paese di accoglienza di un numero crescente di studenti, lavoratori e pensionati dal nostro Paese, il merito è anche suo.
Nello scorso anno, in occasione del trentennale dell’arrivo della Vlora a Bari, il nostro Ambasciatore Fabrizio Bucci, assieme ai Sindaci di Bari Antonio Decaro, di Tirana Erion Veliaj e di Durazzo Emiriana Sako, ha promosso una serie di iniziative commemorative a carattere duraturo, con eventi e intitolazioni di luoghi pubblici.
GRAZIE, ENRICO!
Dir. politico Alessandro ZORGNIOTTI





