Sorolla: il maestro spagnolo della luce

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Le sue luminosissime opere, “komorebi”, al Palazzo Reale di Milano dal 25 febbraio al 26 giugno 2022

MILANO – Fummo colpiti da questo artista, a dire il vero fino ad allora a noi sconosciuto, una prima volta il 2 ottobre 2018, poche opere “trovate per caso” nel Museo de Bellas Artes de Sevilla; poi il 10 giugno 2019 nell’esaustiva mostra della National Gallery di Londra, e rimaniamo ora completamente ammaliati da questa bellissima esposizione, suddivisa in cinque sezioni, tematiche ed in ordine temporale, al Palazzo Reale di Milano, sufficientemente completa, organizzata con intelligenza ed acutamente proposta dagli organizzatori Consuelo Luca e Micol Forta, con 60 opere significative; prima grande retrospettiva in Italia. Ed il pubblico ha dato loro ragione con circa 45mila presenze ad oggi.

Joaquin Sorolla y Batista (Valencia, 27 febbraio 1863 – Cercedilla, Madrid, 10 agosto 1923) può semplicemente essere identificato – oltre che maestro spagnolo della luce, come dicono tutti – con un creativo specializzato in una trilogia: “ritratti”, “mare” e “giardini”, luoghi questi ultimi che più gli hanno permesso di far esaltare le due componenti essenziali della sua visione della realtà: vividezza e luminosità.

Un artista libero che – sono parole sue – ha impiegato circa 20 anni per capire ciò che sentiva dentro e per esprimerlo pienamente; poi, ad Assisi, negli ultimi mesi del 1887, ebbe l’illuminazione: “Dipingere per me è un piacere immenso… si può essere felici solo se si è pittori… ma non mi interessa dipingere ritratti al chiuso, non riesco a sentirmi a mio agio… non mi piacciono i convenzionalismi, dipingo ciò che vedono i miei occhi e che sento nel mio cuore, buono o cattivo, non so…”

Oltre la leggerezza di forme e colori, spicca in Sorolla la qualità fotografica della visione. Questa è stata fortemente influenzata dall’incontro con Antonio Garcia del Castillo, fotografo, che per un certo tempo lo ospitò nei primi anni della sua carriera (e che diventerà suo suocero); ad essa si aggiungono poi la qualità e lo splendore della luce, non solo di quella evidente dei suoi bianchi, ma anche quella vibrante dei colori. Pur adottando in seguito una parte della tecnica impressionista, caratterizzò i suoi dipinti con un personale naturalismo brillante e luminoso.

Sensibile ai temi sociali (“Un’altra Margherita”, “Triste eredità”, “Ritorno dalla pesca” ed altre opere sui pescatori…), si dedicherà in seguito, forse per motivi economici, al ritratto, inteso come istante fotografico da immortalare nelle sue condizioni migliori, a cominciare dalla sua amata Clotilde – bellissima la coperta rosa con su adagiato morbidamente il suo nudo – e dai figli; tutte opere a carattere fotografico nelle quali inserisce qua e là dei tocchi di innocente sensualità.

Le sue tele spiccano quindi per la loro luminosità (“komorebi”, come direbbero in Giappone: improvvisa e forte come la luce che filtra tra le foglie degli alberi): ed infatti Sorolla adorava il “plein air”. Vi segnaliamo in questo ambito due quadri – scelte di gusto personale, s’intende! -, “Cucendo la grande vela” (custodito a Venezia a Ca’ Pesaro) e ci entusiasma “Correndo sulla spiaggia”, un olio su tela del 1908 (Oviedo, Museo de Bellas Artes, non presente nella mostra), opera in cui movimento, grazia, gioia di vivere e soprattutto ancora la luminosità rivivono con aspetti nuovi, molto moderni, in proposte senza tempo.

Vediamo in questa grande tela (166 x 90 cm) raffigurati ed esaltati l’istinto giovanile e la forza della luce, mentre quasi sentiamo i gridolini dei ragazzini che corrono sul bagnasciuga. In questo olio la vitalità giovanile e l’energia del sole e del mare sono esaltati ai massimi livelli.

E’ impossibile non essere attratti dalla scena: il sorriso del nudo ed abbronzato bimbo, gocciolante luminosissima acqua, che insegue – sembra volare senza toccare terra! – due sue coetanee coperte da ampi, bianchi e gonfi di vento, camicioni, anch’esse sorridenti; in acqua un bimbo più piccolo osserva – la mano davanti agli occhi a protezione dei raggi solari – quella scenetta gaia, spensierata ed invitante. Il tutto esposto tra quattro cornici di spumeggianti onde (ne sentite il rumore?) su un intensissimo azzurro del mare (azzurro come le onde delle pieghe dei camicioni delle bimbe). Apprezziamo e segnaliamo, infine, altri due particolari: la finezza dell’ombra della mano sulla gamba destra del bimbo che corre, ed una, armonizzante cromaticamente la scena, striscia finissima di sabbia dorata sulla battigia.

Oseremmo perciò definire Sorolla anche“un poeta dei bambini”: pochi come lui hanno saputo descriverne la freschezza, le presenze in acqua e sulla spiaggia, la loro pelle bagnata, la lucentezza dei loro corpi sotto i penetranti raggi solari… la vitalità dei cuccioli d’uomo sotto quella del sole! Negli ultimi anni il colore delle sue creazioni diventerà sempre più chiaro, fondendosi ancor più con la luce e le immagini, suscitando, non solo in Europa ma anche negli Stati Uniti, un enorme interesse e successo di pubblico, e giungendo – a nostro avviso – a scelte tecniche che lo avvicinano al “Fauve” e all’Informale, caratterizzate da una forte tendenza a non definire più i particolari, ed a “fondere” il colore sulla tela fin quasi a liquefarlo (“La cattedrale di Burgos sotto la neve”, 1910; “La siesta”, 1911; “Patio de Comares”, 1917; “I contrabbandieri”, 1919 …).

Altre fonti delle notizie: ArteDossier N. 365 del maggio 2019, Giunti Editore, di Maurizia Tazartes. Storica e critica dell’arte, svolge attività di ricerca ed è autrice di libri, saggi e articoli specialistici, tra cui questo volumetto, da cui è tratta la foto qui pubblicata: “Correndo sulla spiaggia”, olio su tela 166,5×90 cm 1908.

Franco Cortese Notizie in un click