Ciò che non viene detto è che si è trattato di aumenti fisiologici per l’adeguamento – soprattutto tecnologico – della nostra Difesa con incrementi annui nell’ordine di 1,6/1,8 miliardi l’anno (ovvero meno dello 0,1% del Pil) comprensivi degli stanziamenti straordinari per il potenziamento della sanità militare legati all’emergenza Covid, che incidono per circa il 7-8% sugli incrementi annui.
Non mettiamo in discussione gli impegni internazionali, come quello del 2% del Pil per investimenti militari, ma la tempistica stabilita in via indicativa nel 2014, cioè in un’altra era politica, sociale ed economica, vada rimodulata alla luce delle gravi crisi ancora in atto, pandemica ed energetica.
È fuori dalla realtà pensare di aumentare di almeno 12/15 miliardi la nostra spesa militare in due anni: significherebbe stanziare almeno 6/7,5 miliardi l’anno nelle prossime due Leggi di bilancio.
L’impegno del 2% può essere centrato solo con una crescita di spesa progressiva, spalmata nei prossimi anni, ad esempio da qui a quantomeno il 2030.
Non possiamo dire che non ci siano le condizioni per uno scostamento di bilancio per aiutare chi è in difficoltà e poi assecondare un aumento straordinario delle spese militari, senza battere ciglio.
Questa è la posizione del M5S, questa è la posizione che guarda all’interesse del Paese e ai bisogni dei cittadini: e su questo non intendiamo fare passi indietro.
Di Tiziana Ciprini:



