Per chi ha a cuore quei 22 che corrono dietro a un pallone cercando il gol, il Nottingham Forest è “mès que un club” come si dice dalle parte del Barcellona: sarà perché è la squadra furtiva per eccellenza, avendo vinto due Coppe dei Campioni a fronte di un’unica Premier League, che all’epoca neppure lontanamente immaginava di poter prendere tale nome; sarà perché, dopo la retrocessione in League One nel 2005, è diventato il primo club nella storia del calcio ad aver vinto la Champions League e ad essere poi retrocesso fino alla terza serie della propria federazione nazionale; sarà che veste il Garibaldi red perché era già esistente nel momento in cui il condottiero nizzardo e i suoi combattenti volontari combattevano in camicia rossa e all’epoca estremamente popolari in Gran Bretagna.
A 160 anni dalla fondazione, a 45 anni dall’ultima volta in Coppa dei Campioni, a 20 anni dalla retrocessione in terza divisione, il Forest è attualmente la seconda forza della Premier League, a meno otto dal Liverpool primo e a più sei sul City, sesto.
Lo sta facendo, ovviamente, alla sua maniera: terza miglior difesa del campionato – solo 19 gol subiti – e solo 26 segnati. Lo sta facendo grazie al suo allenatore, Nuno Espirito Santo, bistrattato dopo la deludente avventura sponda Tottenham e ora al comando di una squadra che dà la sensazione si butterebbe nel fuoco per lui.
Chiaramente – ma non ditelo agli amanti delle presunte favole – la pianificazione estiva, chiara e coerente, sta mostrando ora i suoi frutti. Sotto l’ombra della presidenza Marinakis – magnate greco trasparente quanto l’olio della fruttura di una bancarella di frittelle alle fiere – il club ha adottato un modello di reclutamento basato su analisi statistiche, rilanciato dal nuovo direttore tecnico, George Syrianos. A supporto di questa strategia, il capo scout Pedro Ferreira, ex Benfica, ha portato la sua esperienza nello scoprire giovani promesse, contribuendo a costruire un network di ricerca efficace. Un organigramma efficiente è direttamente proporzionale al raggiungimento dei risultati.
L’ingordigia dopo la promozione in Premier di un paio di stagioni fa aveva portato il Forest ad essere penalizzato per violazione del FPF e non aveva comunque dato i risultati sperati: salvezza risicata all’ultima giornata nel maggio 2024, ad esempio.
Pochi e chiari obiettivi, sto giro, richiesti da Nuno Espirito Santo. Approfittando delle difficoltà finanziarie del Newcastle, ecco la firma di Elliot Anderson, centrocampista 2002 e dal futuro assai luminoso, per 41 milioni di sterline. La scorsa annata, inoltre, ha avuto un grosso difetto: i calci piazzati. La scorsa stagione il Forest ha subito 22 gol da situazione di palla inattiva, il numero più alto dell’intera lega. Se il club avesse dimezzato quel numero e non avesse ricevuto una penalizzazione di punti per le regole del FFP, avrebbe concluso comodamente a metà classifica.
L’atavico problema pare essere stato definitivamente risolto con l’ingaggio di uno che si conosce molto bene dalle parti di Firenze: Nikola Milenkovic, l’uomo con la seconda più alta percentuale di duelli aerei vinti in tutti i cinque maggiori campionati europei la scorsa stagione. Il prezzo di saldo con la Fiorentina, poi, l’ha liberato, al City Ground è stato vissuto come un regalo di Natale con parecchio anticipo.
Nuno ha insistito sull’importanza di ampliare le opzioni sulle fasce sin dal suo arrivo lo scorso dicembre. Sebbene l’ingaggio in prestito di Gio Reyna a gennaio 2024 non abbia dato i frutti sperati, il Forest ha risposto con investimenti a lungo termine su Jota Silva e Ramón Sosa. Questi nuovi arrivi non solo garantiscono alternative a Callum Hudson-Odoi e Anthony Elanga, ma rappresentano anche un esempio del lavoro svolto dallo staff di reclutamento del club nel trovare talenti in realtà meno tradizionali.
Jota Silva, acquistato per 7 milioni di euro dal Vitória de Guimarães, quinto classificato nel campionato portoghese, è ritenuto come un talento sottovalutato con grande potenziale di crescita. Altra pesca importante è il paraguayano classe ‘99 Ramón Sosa, reduce da annate convincenti con il Talleres in Argentina. Un’accurata analisi video sul paraguaiano ha convinto il Forest del suo potenziale per adattarsi al calcio inglese, e i primi segnali sono positivi.
La stella, però, è incredibilmente un trentatreenne neozelandese che pareva bollito un paio di stagioni fa ma che lungo il Trent è tornato quello di Burnley, annata 19/20. Chris Wood è quel vecchio volpone d’area di rigore che in una squadra che vive di ripartenze letali ha in lui un realizzatore formidabile: 11 reti in 19 presenze, sul totale delle 26.
Non sappiamo dove questo Forest potrà arrivare, e non è il caso di scomodare l’epopea di Clough e gli anni d’oro, ma considerando l’apparente crisi dei City, un Villa spompato dai tanti impegni, un Chelsea non ancora stabilizzato, la rincorsa a un posto in Europa pare un’impresa tutto sommato possibile. E se c’è un club specialista nell’arraffare ciò che la sua storia recente non gli permetterebbe di fare, quello è proprio il Forest. Il trend, nonostante tutto, pare quello giusto.
✍️ Davide Zennaro



