STELLANTIS, PRIMO ROUND A URSO: UN MILIONE DI RAGIONI, E DI AUTO, PER L’ITALIA

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Il vertice tra il ministro del Governo Meloni e l’amministratore delegato del gruppo erede della Fiat, Carlo Tavares, consegna agli atti del nuovo piano industriale per l’automotive un pre accordo importante per mettere al sicuro, dal punto di vista industriale e occupazionale, un settore cardine del made in Italy stilistico, tecnologico e manifatturiero

L’onorevole Adolfo Urso si era presentato al meeting, con il vertice aziendale della Holding delle 4 ruote subentrata al Lingotto di Torino e alla FCA di Marchionne, e oramai basata nella Francia di Peugeot e di Macron, con una copia di pregio della Costituzione repubblicana di Einaudi e De Gasperi, laddove all’articolo uno viene citato il fondamento lavorativo dello Stato e all’articolo 41 l’importanza di una libera iniziativa economica coerente con gli interessi sociali e nazionali.

Un messaggio che sembra essere stato colto con pienezza di cognizione di causa dal CEO della cassaforte industriale della famiglia Agnelli Elkann, il quale ha risposto in maniera affermativa all’appello del Governo e del ministro Urso, il quale aveva altresì sintetizzato il punto di vista – e soprattutto le preoccupazioni – delle organizzazioni sindacali e delle Regioni che ospitano gli stabilimenti ex Fiat, Piemonte e Basilicata in primis con la storica Mirafiori e con l’oramai trentennale mega sito di Melfi (quest’ultimo venne inaugurato nel 1994 dal primo Governo Berlusconi assieme al compianto avvocato Gianni Agnelli).

Proprio sull’unità produttiva con sede nel territorio regionale lucano, sembrano concentrarsi le prioritarie attenzioni della annunciata strategia espansiva del CEO Tavares per addivenire all’obiettivo di portare la produzione di veicoli dalle attuali 475.000 al milione tondo di auto, e consentire così all’Italia di abbandonare una volta per tutte l’asfittico e umiliante ottavo posto nella graduatoria europea dei Paesi produttori di vetture.

D’altra parte, e attraverso il compimento dei giusti passi, la vocazione oramai transalpina di Stellantis potrebbe consentire al Belpaese di compensare il gap di avere sempre e solo potuto contare sulla presenza di un unico soggetto e compagnia automobilistica, la Fiat appunto, e non anche né mai sulla concomitante operatività di una pluralità di case, nazionali ed estere, impegnate nella fabbricazione della mobilità a quattro ruote.

Difatti, nel colloquio avuto con Urso, Tavares ha spiegato che gli stabilimenti italiani saranno destinatari dell’apertura di linee per la messa a punto di nuovi modelli veicolari destinati alla fascia qualificata e medio alta dei mercati mondiali, e coerenti con la sfida delle basse emissioni o emissioni zero: la missione di rimpinguare il parco delle vetture da collocare, presso fasce sempre più esigenti di compratori e utilizzatori finali, sarà affidata alla regione Basilicata e a Melfi. Qui – sulla base dell’intesa applicativa raggiunta proprio nelle ultimissime ore fra Stellantis e le federazioni metalmeccaniche di CGIL, CISL, UIL e Ugl – sarà concentrata, a partire dall’agosto di quest’anno, la produzione delle quattro tipologie di vetture elettriche più un ulteriore quinto modello annunciato da Tavares e per la cui fabbricazione seriale si punta a riportare al massimo la capacità impiantistica e occupazionale del polo manifatturiero lucano e della circostante galassia delle ditte di subfornitura.

A fronte dell’impegno, che Stellantis e il suo CEO metteranno nero su bianco nel patto di transizione la cui stipula è prevista per la fine del corrente luglio, l’amministratore delegato Tavares ha chiesto al ministro Urso un più intenso impegno del Governo e di palazzo Chigi sul fronte sia dell’introduzione di robusti incentivi per il passaggio dai motori termici a quelli elettrici – con l’obiettivo di rendere il prodotto finale accessibile a un’ampia fascia di acquirenti finali – sia del ruolo protagonista italiano in sede comunitaria europea per una filiera corta delle materie critiche per le batterie, contro la concorrenza cinese, e per una revisione della normativa euro 7 penalizzante per la linea della Fiat Panda.

Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI