Stop al Reddito di cittadinanza. Opposizione all’attacco, il governo: “Critiche pretestuose”

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Il governo difende le scelte sul reddito di cittadinanza e bolla come “pretestuose” le proteste delle opposizioni. Era noto da tempo infatti – è la linea esplicitata dal sottosegretario Giovanbattista Fazzolari – che fosse un sussidio a termine e non ”un assegno da erogare vita natural durante”

In più la maggioranza ha scelto di tutelare almeno i fragili prevedendo il prosieguo degli aiuti per invalidi, anziani e famiglie con minori a carico. “Le persone che perderanno ora il reddito di cittadinanza – sintetizza Fazzolari – lo avrebbero perso anche con la norma dei grillini. Anzi, grazie a noi almeno i fragili lo manterranno”.

Dalla Festa della Lega Romagna, a Cervia, il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini ha detto ieri: “Chi non può lavorare continuerà a essere aiutato. Chi ha trent’anni, non ha disabili a casa, non ha problemi, non ha minori a carico può lavorare e rifiuta di andare a lavorare è giusto che non venga più mantenuto a spese dei cittadini italiani”.

Ma dal centrosinistra e dalla Cgil continuano le critiche. “Il governo – dice il segretario Maurizio Landini – taglia il reddito a 169 mila famiglie e contemporaneamente continua a fare sanatorie fiscali. Non sta né in cielo né in terra in un Paese in cui si è poveri lavorando e in cui metà Paese fa fatica ad arrivare alla fine del mese”.

Il quartier generale del Partito Democratico fin dal mattino di ieri ha attivato una batteria di comunicati che è andata avanti fino a sera e che dimostra, riferiscono fonti dem, “la compattezza con cui il Pd si è schierato contro la sospensione del reddito di cittadinanza”. Una offensiva che segue di poche ore le parole della segretaria Elly Schlein: “Sono 169 mila le famiglie che sono state avvisate che non riceveranno più un sostegno contro la povertà con un SMS, persone che hanno difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena. Brutale”.

Per il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte L’abolizione del Reddito di cittadinanza “è una guerra ideologica sulla pelle dei poveri”. L’ex premier in un’intervista a Repubblica dice che “lo stop al Reddito è una vendetta sul Movimento, si va verso un autunno caldo e sale la rabbia. Meloni rinvii”, aggiunge.

Ad avvelenare il clima tra maggioranza e opposizione resta anche la questione delle commissioni d’inchiesta, in particolare quella proposta da Fratelli d’Italia sull’operato dell’ex presidente dell’Inps Pasquale Tridico che, in onda su La7 sottolinea: “Sul reddito di cittadinanza abbiamo fermato 3 milioni di domande che non sono state pagate per circa 11 miliardi di euro, grazie a controlli preventivi e successivi con la Guardia di Finanza e i Carabinieri”. “Io sono molto tranquillo – ha detto Tridico – Durante la mia gestione ho istituito per la prima volta una direzione anti-frode che ha fatto in modo che le frodi fossero scoperte e fermate”.

In questo scenario non sembrano, peraltro, esserci passi in avanti nemmeno sul fronte del salario minimo. Se dovessero partire interlocuzioni in materia – si spiega da fonti di maggioranza – verrebbero comunque messe in calendario alla ripresa dei lavori parlamentari dopo la pausa estiva.

Fonti parlamentari Pd affermano di aver “chiesto di fissare un incontro, di avviare il lavoro in Parlamento, ma nessuna disponibilità è finora arrivata dalla maggioranza sul salario minimo. Vedremo nei prossimi giorni”. Nel frattempo, viene assicurato, il Pd non resterà con le mani in mano, “ma costruirà una iniziativa politica che metta al centro una misura che ci metterebbe al passo con gli altri Paesi europei”.

Per Giuseppe Conte “il salario minimo è una nostra storica battaglia al pari del reddito di cittadinanza, il nostro merito è di avere imposto il tema nel dibattito pubblico e di essere riusciti nel miracolo di far convergere sul nostro testo sia dem che Calenda. Il rimpianto è di non essere riusciti a convincere prima gli altri partiti: avremmo potuto approvare già nel 2019 ma il processo richiesto tempo e abbiamo dovuto coinvolgere anche Cgil e Uil, assicurando i sindacati che la contrattazione collettiva ne uscirà rafforzata”, ha affermato intervistato da Repubblica.

Stamani è previsto un presidio di protesta davanti la sede Inps di Napoli alle ore 10.00.