Strage di Bologna, Scarpinato (M5s): “Meloni non poteva andarci: è in continuità con i fascisti rautiani”

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Quest’anno la commemorazione della strage di Bologna sembra essere la cartina di tornasole delle anomalie che hanno attraversato sottotraccia tutta la storia repubblicana e che ancora continuano a segnarla”

Per Roberto Scarpinato, ex magistrato, oggi senatore del M5S, quello di ieri non è stato un anniversario qualunque.

Di quali anomalie parla?

La prima anomalia è la conferma, alla luce degli ultimi sviluppi processuali, dell’esistenza di un doppio Stato. Una parte dello Stato ha accertato, tra mille difficoltà, che un’altra parte dello Stato non solo ha ripetutamente depistato le indagini nelle persone del generale Musumeci e del colonnello Belmonte, vertici del Sismi, già condannati con sentenze definitive, ma ha partecipato all’organizzazione della strage, nella persona di Federico Umberto D’Amato, capo dell’Ufficio Affari riservati del ministero degli Interni. Gli uni e l’altro terminali di complesse reti istituzionali collegate a poteri extra-istituzionali.

Cosa pensa dell’atteggiamento tenuto dal governo? La premier Meloni non è andata alla commemorazione a Bologna.

È la seconda anomalia: da un lato vi sono i familiari delle vittime e la parte della società civile che solidarizza con loro, dall’altra vi è un presidente del Consiglio che, anche se avesse voluto, non avrebbe potuto partecipare alle commemorazioni, perché continua a rivendicare la propria continuità ideale con gli ambienti che furono il terreno di coltura e la fucina di formazione di tanti neofascisti esecutori delle stragi.

Fa riferimento a un evento in particolare?

Mi riferisco alla sua proclamata ammirazione per Pino Rauti fondatore di Ordine nuovo. Una continuità ideale attestata dalla solidarietà manifestata non nei confronti delle vittime della strage, ma piuttosto nei confronti di coloro che sono stati condannati per la strage di Bologna come Luigi Ciavardini, con il quale partecipò a una pubblica manifestazione di critica alle sentenze della magistratura di Bologna. Una continuità condivisa con vari altri autorevoli membri del suo partito, come Federico Mollicone che ha definito “uomo dello Stato che ha sempre osservato l’appartenenza alla divisa” il generale Maletti, vertice del Sid, condannato per favoreggiamento di soggetti coinvolti nella strage di Piazza Fontana a Milano del 1969, eseguita da Franco Freda e Giovanni Ventura gravitanti nell’area di Ordine Nuovo.

Le stragi di Bologna e di Palermo sono collegate?

Le sentenze di Bologna hanno fatto emergere come la storia delle stragi neofasciste degli anni Settanta e Ottanta non può essere archiviata come un capitolo del passato, ma si congiunga alle stragi politico mafiose del 1992-1993, proiettandosi nel presente.

Cosa le assimila?

I depistaggi realizzati da esponenti di apparati statali nelle indagini per le stragi di Capaci e via D’Amelio appaiono la replica di quelli posti in essere per la strage di Bologna, con le medesime finalità di impedire di risalire ai livelli superiori dei mandanti e dei complici eccellenti. Inoltre, così come a Bologna, vari elementi probatori – ad esempio l’eccezionale tempismo della sottrazione dell’agenda rossa – inducono a ritenere che soggetti interni agli apparati istituzionali non si limitarono a depistare, ma svolsero un ruolo operativo o di sostegno logistico nella esecuzione delle stragi.

Ci sono punti di contatto?

Fioravanti e Cavallini condannati come esecutori della strage di Bologna, furono individuati da Giovanni Falcone come gli stessi soggetti che pochi mesi prima avevano ucciso a Palermo il presidente della Regione, Piersanti Mattarella, che si apprestava a rilanciare in campo nazionale la linea del Compromesso storico, avversata dai mandanti della strage di Bologna. L’altro elemento di congiunzione è Paolo Bellini, esponente di Avanguardia nazionale, uomo dei servizi, in missione in Sicilia nel periodo delle stragi di Capaci e via D’Amelio e suggeritore di Antonio Gioè, esecutore della strage di Capaci, del progetto di attentati ai beni artistici nazionali.