Tra accuse incrociate di colpo di Stato e uno scenario da guerra civile, il Sudan è nel pieno di uno scontro sanguinoso tra due “uomini forti” che si contendono il potere. Dopo due giorni di battaglie cominciati sabato i morti sono decine, i feriti centinaia.
Il tentativo di tregua di 3 ore per permettere la fuga di civili in corridoi umanitari, sarebbe stata violata. “Gli scontri si sono intensificati questa mattina”, ha denunciato l’inviato speciale dell’Onu per il Sudan, Volker Perthes, affermando in una nota che la cessazione delle ostilità di tre ore, che era stata concordata ieri per motivi umanitari tra l’esercito e le forze paramilitari di supporto rapido, è stata “solo in parte rispettata”.
Il corrispondente di Al Jazeera a Khartoum ha riferito di combattimenti in corso dalle prime ore del mattino, con “artiglieria pesante soprattutto dalla parte settentrionale e meridionale della capitale”. “Ci sono combattimenti in corso davanti ai cancelli del quartier generale dell’esercito, un’importante struttura militare di cui le forze di supporto rapido stanno cercando di prendere il controllo da sabato”, ha precisato il corrispondente, spiegando che prendere questa base “significherebbe effettivamente assumere il controllo dello stesso esercito”.
Protagoniste del braccio di ferro armato sono da un lato le forze regolari del generale Abdel-Fattah Al-Burhan, capo del Consiglio di transizione che guida il Paese; dall’altro le milizie paramilitari delle Forze di Supporto Rapido (Rsf) controllate dal numero due della giunta, Mohamed Hamdan Dagalo, detto “Hemedti”.
Quest’ultimo è noto per fare affari assai poco trasparenti nell’estrazione dell’oro e nel contrabbando, ma diverse fonti lo descrivono anche legato alla Russia e al gruppo mercenario Wagner.
Certo è che si fa sempre più lontana la transizione alla democrazia, dopo i 30 anni di dittatura dell’autocrate Omar Al-Bashir, deposto nell’aprile 2019. L’ex presidente è detenuto da mesi nell’ospedale militare di Alia’a a Omdurman. Poco prima che la sua salute si indebolisse a seguito della sua infezione da coronavirus, l’ex leader dal 2019 insieme a un certo numero di ex funzionari del suo governo, era stato detenuto nella prigione di Kober situata alla periferia della capitale Khartoum.



