di Giuseppe Prete
Sweida (Siria), luglio 2025
In un angolo dimenticato della Siria, lontano dai riflettori internazionali, si sta consumando una crisi umanitaria silenziosa. Nella provincia meridionale di Sweida, popolata storicamente da comunità druse e cristiane, milizie armate locali, clan rivali e forze governative si scontrano da settimane in una spirale di violenza che ha messo in ginocchio migliaia di civili.
Villaggi assediati, accessi bloccati, ospedali al collasso. Donne e bambini chiusi nelle case senza acqua né medicine. Anziani lasciati soli, senza vie di fuga. Questo è il quadro che emerge dalle testimonianze raccolte nelle ultime ore.
“Non chiediamo privilegi, ma solo un passaggio per sopravvivere”, racconta un cittadino di Al-Qrayya.
“Ci stanno massacrando nel silenzio del mondo.”
Emergenza civile: 12.000 a rischio sfollamento
Fonti umanitarie locali parlano di oltre 12.000 persone a rischio sfollamento nei prossimi giorni. Intere famiglie tentano di lasciare la regione, ma non esistono corridoi sicuri né vie di evacuazione. Le scorte alimentari sono al limite, e in molti villaggi manca persino l’energia elettrica.
La Mezzaluna Rossa Siriana e alcune ONG internazionali hanno lanciato un allarme congiunto: “Serve un accesso umanitario immediato”. Ma senza l’apertura di un varco, anche temporaneo, è impossibile garantire i soccorsi.
Un appello alla Giordania: aprite un corridoio umanitario
In queste ore cresce la richiesta rivolta al vicino Regno Hascemita di Giordania: aprire un corridoio umanitario al confine sud, anche in coordinamento con le Nazioni Unite e con il consenso delle autorità siriane.
Finora, tuttavia, Amman ha mantenuto una posizione prudente, temendo flussi migratori e complicazioni politiche.
Ma non si tratta di politica. Si tratta di vite umane.
“Siamo fratelli, popoli legati dalla storia e dalla geografia”, scrivono alcune famiglie di Sweida in un appello informale rivolto alla Giordania.
“Aiutateci almeno ad aiutare i più deboli.”
Un appello alla comunità internazionale
Anche le istituzioni internazionali sono chiamate in causa.
Chiediamo con forza che le Nazioni Unite, l’Unione Europea, il Comitato Internazionale della Croce Rossa e tutte le organizzazioni competenti intervengano con urgenza per:
Monitorare la situazione sul campo
Premere per l’apertura di un passaggio umanitario
Fornire assistenza sanitaria, alimentare e logistica immediata
Proteggere le minoranze in pericolo
Non possiamo permettere che, ancora una volta, le vittime civili vengano sacrificate nel nome dell’equilibrio geopolitico.
Conclusione – Per non restare indifferenti
Sweida brucia nel silenzio. I suoi abitanti non hanno voce, né difese. Ma hanno diritto alla speranza.
Se aprire un corridoio è difficile, tacere è imperdonabile.
Io lancio qui il mio appello personale, come essere umano, come testimone, come parte di una comunità che crede nella dignità e nella pace:
📢 Giordania, aprite le porte all’umanità.
📢 ONU, proteggete chi non può più aspettare.
📢 Media, non spegnete le luci su Sweida.
Le vite non si pesano con la bilancia della diplomazia. Si salvano, o si perdono.
Oggi. Ora.
Cav. Giuseppe Prete
Chancellor
World Organization of Ambassadors Europa



