L’appuntamento con la Federal Reserve questa settimana ha mantenuto alta l’attenzione degli investitori sul fronte tassi
Il miglioramento congiunturale in atto ha portato a una netta revisione al rialzo delle aspettative di crescita economica da parte della stessa autorità di politica monetaria e ha alimentato in parallelo le attese sui tassi per i quali la stessa Fed non ha escluso un ulteriore rialzo.
La reazione dei mercati azionari non ha tardato a farsi sentire, dando maggior enfasi all’effetto negativo derivante dai tassi (che comprimono le valutazioni azionarie) piuttosto che a quello positivo di una crescita economica più solida che andrebbe a scongiurare la tanto temuta recessione negli Stati Uniti.
In Europa, invece, la pubblicazione degli indici PMI ha evidenziato una stabilizzazione verso il basso della crescita economica innervosendo non poco i mercati azionari che continuano a dover affrontare uno scenario macro poco incoraggiante.
Negli Stati Uniti l’economia tiene mantenendo però i tassi alti, in Europa la struttura dei tassi potrebbe essere più accomodante ma l’economia continua a dare forti segnali di difficoltà. Il minimo comune denominatore è una reazione degli investitori negativa sintomo del fatto che il sentiment in generale non è ancora costruttivo e in linea con la stagionalità settembrina che vede spesso i mercati azionari cedere per lasciare spazio nei mesi successivi a ritorni migliori.



