Tav, la Francia si ritira, miliardi buttati in un Buco inutile

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Ve le ricordate le madamin torinesi in piazza a sostegno della grande opera? con marito manager a fianco attrezzato per rispondere ai giornalisti in estasi sulla improrogabilità della realizzazione della linea di alta velocità Torino-Lione, prodigio tecnologico progettato per il trasporto di preziose merci la cui circolazione sarebbe stata più fertile e socialmente utile di treni per pendolari e di collegamenti con il Mezzogiorno che risponde ai requisiti del proverbio, chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane, come dimostra la storica stazione di Matera, monumento isolato al quale non arriva nemmeno un binario triste e solitario.

Ve li ricordate i primi apostoli della green economy che guardavano all’intervento come a un format esportabile di trasporto sostenibile con il proficuo trasferimento su ferro che già di per sé valeva il costo elevato di un’opera che secondo dati già allora accertati per la sola realizzazione del tunnel di base registrava un saldo negativo di almeno 7 miliardi in aperta concorrenza con il Mose?

Ve li ricordate i 5stelle che appena messi a fare i conti con la realpolitik abbracciarono la tesi del non ritorno, temendo irrevocabili sanzioni, multe, penali pronte ad abbattersi su decisori e popolazioni misoneiste, neofobiche e passatiste, giustamente già oggetto di repressione e persecuzione.

E soprattutto ve li ricordate quelli, futuristi fanatici del simultaneismo, che trattavano i dubbiosi e i critici che temevano che come per tutte le grandi opere obbligatorie per stare al passo con la modernità, anche la Tav si dimostrasse una macchina da corruzione, speculazione, manomissione del territorio e dell’ambiente, come provinciali retrogradi intenzionati a compromettere la nostra reputazione all’estero coi capricci filistei e retrivi assimilabili all’incultura del Nimby e all’immobilismo dei fanatici verdi ormai estromessi dalla storia e dallo spazio pubblico.

Chissà come ci restano adesso che la Francia che, pur avendo completato la prima tratta di 10 km. del tunnel utile per scopi interni, tra Saint Martin la Porte e La Praz, pare abbia deciso che il trastullo non vale la candela, costa troppo, è sovradimensionato rispetto a volumi di traffico prevedibili e a ipotesi di crescita del comparto commerciale rese nulle dalla pandemia, che sono confermati i sospetti delle popolazioni resistenti sul grande buco senza niente intorno, che per la costruzione del formidabile manufatto ecosostenibile si sono già prodotte quantità mostruose di Co2 e che il consumo di suolo e i danni alle falde freatiche sono ormai irreversibili.

Anna Lombroso per il Simplicissimus