Dieci anni potrebbero sembrare pochi. Ma quando si tratta di una grande opera-simbolo, come la Torino-Lione, la scelta di rinviare i lavori da parte della Francia rischia di rendere l’infrastruttura inefficiente e di ridare fiato a chi la contesta. Così, un nuovo fronte potrebbe aprirsi tra Italia e Francia
Un fronte che riguarda la Tav. Il tentativo francese è quello di realizzare una delle tratte di accesso della Tav in Francia soltanto dopo l’entrata in funzione del tunnel del Moncenisio, tra la fine del 2032 e l’inizio del 2033. Si tratta di una galleria di confine che corre sotto le Alpi per 57,5 chilometri, ha un costo di 9 miliardi e ha bisogno di essere collegata a una rete ferroviaria adeguata su entrambi i versanti. In Italia arriverà in tempo, mentre in Francia la rete adatta – quella che da Saint Jean de Maurienne incrocia la linea ad alta velocità Parigi-Marsiglia – arriverebbe solo nel 2043, dieci anni dopo il taglio del nastro e l’uscita dei primi convogli dalla galleria transfrontaliera.
Perché la Francia, in un primo momento, avrebbe solo l’intenzione di dare una sistemata ai binari esistenti: la storica strada ferrata che da Digione, passando da Chambery, arriva fino a Modane, incrociando a Saint Jean de Maurienne la linea che sbuca dal nuovo tunnel. Lavori che verrebbero ultimati per il 2032.
Le ipotesi e il cronoprogramma sono stati elaborati dal “Coi”, il Conseil d’orientation des infrastructures. Grafici e valutazioni ora sono sul tavolo del governo francese, giusto in tempo per la prossima Conferenza intergovernativa Italofrancese fissata per il 22 giugno a Lione. Già domani, però, nella cittadina francese ci sarà un primo confronto informale tra i capi delegazione, Paolo Foietta per l’Italia e Josiane Beaud per la Francia, e i rappresentanti della Ue. Primo match per capire le reali intenzioni di Parigi e del ministro ai Trasporti Clément Beaune.
A dicembre, in occasione dell’ultima Cig, la Francia aveva chiesto un rinvio delle scelte sulle tratte nazionali, pur dicendo che la Tav è strategica. E non sono mancati i richiami del vicepremier e ministro ai Trasporti, Matteo Salvini: “A Macron suggerirei di vigilare. Sulla Torino-Lione mi sembra che in Francia stiano ritardando un po’ troppo”. L’omologo transalpino Beaune aveva sempre rassicurato: “Per noi l’opera rimane fondamentale, definiremo i tempi”. Ora però c’è il documento del “Coi” che indica date e percorsi. E per l’Italia è un problema.
“Il tunnel che attraversa le Alpi è come un bel ponte, ma un ponte con una sola rampa di accesso è inutilizzabile”, spiega Foietta, presidente di turno della Conferenza intergovernativa. Da parte francese replicano che una rampa dall’altro lato ci sarà, anche se tortuosa e con qualche limite, mentre per la seconda, quella moderna e lineare, bisognerà aspettare un po’ di più. Motivo? In Francia devono intervenire su un percorso di 110 chilometri per un costo di 6,7 miliardi di euro. Spesa che così verrebbe diluita su un periodo più lungo.
La risistemazione della vecchia linea costerebbe, invece, 600 milioni. In Italia, dove il tratto è più breve, il costo complessivo è di circa di 2 miliardi e si stanno rispettando i tempi.
Diego Longhin


