Thomas Schlesser – Gli occhi di Monna Lisa – Milano, Longanesi, 2024, 430 p. (282)

0
8

Questo è un libro d’arte – com’è ovvio nel riferimento del titolo –: ne parla un esperto scrittore, “diluendola” in un romanzo grazioso, incentrato su un anno vissuto da una decenne, Lisa, tra la paura di perdere la vista, la scoperta di grandi capolavori e la maturazione e crescita del suo carattere

Un intreccio tra vita di casa, a scuola ed in giro per musei parigini, riuscito bene, con le vicende di famiglia che di tanto in tanto affiorano ma non disturbano, lasciando la maggior parte dello spazio a 52 capolavori d’arte che il lettore imparerà a (ri)-conoscere insieme alla bimba.

Tutto ben impostato, scritto e spiegato, con un solo – a nostro avviso – piccolo difetto: le 52 opere vengono riprodotte in troppo piccole dimensioni (forse meglio se un’opera per pagina?) per cui spesso occorre ricercare altri testi e volumi specifici per capire le spiegazioni.

Dunque, una domenica d’ottobre Lisa dice “Mamma è tutto nero”suscitando il panico tra i suoi genitori e spaventandosi molto lei stessa. La vista è un bene più che prezioso e privarsene, soprattutto a quella età, è una tragedia. Mamma Camille, papà Paul ed il carissimo nonno Henry, che lei chiama “Dadé”, vedovo di Colette, a sua volta amatissima da Lisa, si rivolgono ad un oculista, il dottor Van Orst dell’ospedale “Hotel Dieu”.

Dopo le opportune verifiche, con gli occhi ora tornati a vedere, Van Orst scopre che la bimba ha una vista più che normale; in mancanza di difetti organici il problema deve risiedere nel suo equilibrio psico-fisico, nell’inconscio; prescrive perciò, oltre all’osservazione della vista e ad altri esami clinici, un controllo psichiatrico periodico: una serie di visite che dovrebbero rivelare la causa del problema.

Paul ha una piccola attività di vendita di cianfrusaglie che non tira, ed è preoccupato per il futuro di Lisa, quindi si rifugia spesso nell’alcool, incapace di chiedere aiuto. Salvo ogni tanto mettere i suoi oggetti in rete e modificare qualche oggetto vecchio o fuori uso.

Nonno Henry dal carattere burbero ma dal cuore d’oro a cui Lisa è molto affezionata, di cui si fida molto e che ammira e rispetta, ha invece le idee abbastanza chiare. Se la bimba rischia di perdere la vista al diavolo lo psichiatra – che ha promesso a Camille di trovare per la nipote (“… me ne occuperò io senza interferenze di nessuno …”) –: Lisa deve conoscere e “riempirsi gli occhi” (ed i ricordi) delle bellezze esistenti nei musei, per cui dopo aver ottenuto il suo consenso (“…Dadé preferisco qualsiasi cosa al dottore…”) dà corpo e vita al loro piccolo segreto.

Ma non con visite generiche e caotiche, massificate e dispersive: una sola visita museale alla settimana ad un solo capolavoro per volta. Henry è convinto che solo in quei luoghi – non dallo psichiatra – può trovare una medicina giusta per la nipote.

Così tutti i mercoledì pomeriggio per 52 settimane si ripete il rigido rituale: non la visita dallo psichiatra come credono i genitori, ma ad uno dei capolavori d’arte presenti nei tre maggiori musei parigini: Louvre, museo d’Orsay e Beaubourg; visite regolate per Lisa da tre momenti chiave: osservare per circa 20 minuti, riflettere e poi descrivere tutto quello ha visto fuori e dentro di sé senza limiti di tempo, confrontandosi col nonno che aggiunge le sue dotte spiegazioni e conoscenze.

E’ così che noi, con Lisa, rivediamo, o conosciamo, quei capolavori provenienti da secoli diversi, con tecniche molto personali, da culture le più varie di uomini e donne che come noi e come tutti hanno gioito, sofferto e vissuto la loro vita con differenti sensibilità, grazie alle azzeccate, proprie spiegazioni dello storico dell’arte Thomas Schlesser: da Botticelli a Michelangelo, da Vermeer a Gainsborought, da Goya a Fantin-Latour, per finire con Monet e Burne-Jones, Klimt e Mondrian, Khalo e Brancusi ed ai contemporanei Abramovic, Bourgeois, Boltanski e Soulages. E così accanto a ciò che ognuno di noi conosceva il romanzo aggiunge la ricchezza di altre preziosità.

La vicenda termina bene, con delle sedute ipnotiche che fanno capire la fonte del problema – legato ad una conchiglia montata su un filo da pesca ricevuta dalla nonna prima della sua scomparsa – e, grazie ancora all’intuizione di nonno Henry, Lisa supera il trauma e torna normale.

Papà Paul nel frattempo “rinasce” commercialmente e come uomo, assunto da una grossa società che vuole sfruttare industrialmente le sue idee e invenzioni.

Thomas Schlesser è direttore della fondazione Hartung-Bergman, docente all’Ecole Polytechnique e autore di molte biografie di artisti. Questo libro ha avuto in Italia ben 3 ristampe tra febbraio e marzo 2024 ed è stato venduto all’estero in oltre 50 Paesi.

franco cortese
Franco Cortese Notizie in un click