Tra due guerre mondiali

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Siamo sull’orlo di due guerre mondiali, una a est e l’altra a sud. Una con il mondo asiatico, le autocrazie e i regimi totalitari; l’altra col mondo arabo, l’Islam e le teocrazie. In entrambi l’Occidente non è direttamente coinvolto, riguardano la Russia, l’Ucraina, Israele, i palestinesi, il Libano e sullo sfondo l’Iran; ma di fatto l’Occidente è convolto in entrambi, rischia grosso come mai è successo, anche per la simultaneità dei due conflitti.

Non si tratta di conflitti regionali ma interdipendenti, che hanno dirette conseguenze sul quadro generale, non si possono isolare dal contesto. Ed entrambi chiamano in causa l’Occidente.

La sciagura peggiore che possa accadere è che i due conflitti trovino un punto di unione, ossia che si possa costituire un’intesa, un collante tra Russia, Iran, mondo islamico e sullo sfondo la benedizione della Cina. L’allargamento del conflitto e la fusione delle due guerre, avrebbe come collante l’antagonista comune, l’Occidente. Le dichiarazioni di Erdogan molto severe su Israele, l’Occidente, il suo ruolo giocato in Ucraina, hanno incrinato la certezza che la Turchia sia comunque un paese aderente all’alleanza Nato. Insomma l’aria del dissenso antioccidentale si allarga oltre le potenze asiatiche nel resto del mondo, compreso quello a noi più contiguo.

L’incognita principale è quel che succederà nelle elezioni presidenziali negli Stati Uniti; sappiamo che le prospettive di pace sono affidate più al cavallo pazzo Donald Trump che alle premure umanitarie della democratica Kamala Harris. Anche se con l’Islam e con l’Iran in particolare, Trump non sembra mostrare indulgenza.

Il vero problema è che si sentono discorsi mai sentiti prima: minacce di bombe atomiche, attacchi terrestri, invasioni di territori, eliminazione del nemico (non batterlo ma cancellarlo).

La prima osservazione che viene spontanea è l’assenza di un’autorità sovraordinata, di un potere globale, che possa intervenire, arbitrare, fermare i contendenti. Non c’è una potenza super partes né un soggetto extra partes ma riconosciuto dalle parti in campo. Ovvero non c’è né una superpotenza imperiale che ha la possibilità di regolare e far cessare i conflitti; né una potenza al di fuori delle parti ma rispettata e ascoltata dai contendenti; e non c’è nemmeno un organismo mondiale che abbia la possibilità di fermare i conflitti. Gli Stati Uniti, le altre grandi potenze o le Nazioni Unite non hanno questo potere. Tantomeno le autorità religiose, a cominciare dal Papa, in un conflitto doppio che coinvolge sul piano religioso i tre monoteismi e che anche all’interno della cristianità riconosce ulteriori fratture interne alla stessa chiesa ortodossa.

La seconda osservazione trae spunto da una considerazione diffusa che si traveste di buon senso corrente ma rischia di portarci senza rendercene conto dentro i due conflitti.

È quando si sente dire che noi siamo occidentali e dunque non possiamo chiamarci fuori da queste contese, abbiamo a cuore la libertà e i diritti; possiamo criticare quanto vogliamo l’Occidente ma solo da noi c’è libertà e democrazia, oltreché benessere, pace e diritti, vi voglio vedere sotto un regime islamico, russo o cinese

Da una premessa di buon senso, di un’evidenza che sconfina nell’ovvietà, si arriva però a una conclusione inquietante. Quindi, dovremmo accettare l’idea che l’Occidente debba affermare la libertà, la democrazia, i diritti facendo la guerra a chi li nega. Cioè dovremmo lasciarci coinvolgere dal conflitto in Ucraina e sostenere Israele nella sua guerra totale contro i paesi vicini, ieri Palestina, oggi Libano, domani Iran. È una conclusione che l’Occidente non ha mai tratto negli ottant’anni che ci separano dall’ultima guerra mondiale, neanche al tempo della guerra fredda: non abbiamo fatto la guerra all’Urss che invadeva inermi paesi sottomessi, alla Cina di Mao che massacrava decine di milioni e opprimeva i popoli, tibetani e cinesi; all’Islam e alle sue guerre di religione.

Marcello Veneziani