Transizione energetica: servono pragmatismo e realismo

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La transizione energetica è una delle sfide più complesse del nostro tempo. Bisogna trovare l’equilibrio tra ambizione climatica e realismo economico, al cuore delle contraddizioni europee: obiettivi ambiziosi ma tempi spesso irrealistici che rischiano di penalizzare famiglie e imprese. Se ne è discusso al Meeting di Rimini.

“Forse manca un po’ di pragmatismo, un po’ di realismo, che è la dimensione che in questi ultimi 10-15 anni è mancata in questo annoso dibattito sulla transizione energetica – ha spiegato il presidente di Illumia, Marco Bernardi -. Il pragmatismo è la fedeltà ai dati di realtà, cioè dare il primato dei dati di realtà rispetto alle idee, i desideri, i sogni, anche giusti”.

“Il sistema energetico è complesso – ha ricordato Paolo Arrigoni, presidente di Gse – occorre un approccio olistico e pragmatico: bisogna puntare alla sostenibilità ambientale ma non dimenticarsi di quella economica e sociale, garantire la sicurezza energetica e ridurre la dipendenza energetica che nel nostro Paese è eccessivamente legata”.

Le rinnovabili rappresentano il 15% della produzione mondiale – sono buone notizie, ma è ancora una montagna da scalare. Contemporaneamente, nel 2024 carbone e petrolio stanno aumentando a livello mondiale. Le emissioni che dovevano essere 20 miliardi di tonnellate sono 37.

“Questi sono dati di realtà – ha aggiunto Bernardi – che non si possono negare. C’è un interessante titolo dell’Economist che racconta di un dato spesso taciuto: c’è una domanda inevasa di energia grandissima, cioè il consumo di un cittadino africano è uguale a quello di un frigorifero europeo”.

Una necessità di dati affidabili che trova riscontro anche nelle preoccupazioni espresse a livello europeo. “Il problema – ha detto l’auroparlamentere Giorgio Gori – è che questa cosa non è semplice da fare. E’ auspicabile che Bruxelles trovi flessibilità nell’implementazione e metta risorse economiche, come hanno fatto Cina e Stati Uniti. L’Europa dice cosa fare in modo dirigista ma spesso non fornisce quell’aiuto economico che faciliterebbe la transizione”.