«Non chiamiamola più legge Fornero. Ma legge Fornero-Meloni-Salvini»
Da europarlamentare M5S ed ex presidente Inps nel governo gialloverde, Pasquale Tridico dice che «questo governo sulle pensioni ha fatto solo cassa» e la manovra è «senza crescita e senza Sud, condannato allo spopolamento e alla nuova migrazione».
Onorevole, un giudizio duro.
«Hanno peggiorato la legge Fornero, rendendola ancora più rigida con diverse strette che di fatto cancellano quella doverosa flessibilità per donne e fragili».
Si riferisce a Opzione donna?
«Un danno enorme averla abolita perché molte lavoratrici non riescono a raggiungere i requisiti per l’anticipata. Mi riferisco anche alla Quota 103, cancellata, e all’Ape sociale deteriorata».
Ma le Quote sono costate oltre 30 miliardi. Non si pente di aver spinto Quota 100 nel 2019?
«Ho sempre sostenuto che Quota 100 fosse ingiusta perché rigida e perché premiava uomini, del Nord, con carriere continue. Come M5S avevamo raggiunto il compromesso che durasse solo tre anni».
Non è andata così.
«Nel frattempo, sia con la ministra Catalfo che con il ministro Orlando, nei governi Conte II e Draghi, abbiamo provato a disegnare una nuova flessibilità in uscita per i mestieri gravosi e usuranti e anche per i lavoratori fragili».
Com’è andata a finire?
«Il governo Meloni ha cancellato le 13 nuove categorie individuate dalla commissione Damiano da ricomprendere nell’Ape sociale, aumentando anche l’età da 63 anni a 63 anni e 5 mesi».
Perché torna su questo punto?
«Perché se vale il criterio che chi vive di più lavora di più, deve valere anche il contrario. Chi vive di meno deve poter andare in pensione prima. E con requisiti non aggiornati alla speranza di vita. Non tutti i lavori sono uguali. Un operaio vive 4 anni meno di un dirigente».
Il governo Meloni ha puntato invece sulla sostenibilità dei conti e scoraggiato le uscite anticipate.
«Hanno promesso di tutto di più in campagna elettorale. E poi allungano le finestre, tagliano in modo retroattivo e quindi incostituzionale il riscatto di laurea, fanno cassa sulle rivalutazioni all’inflazione, sulle pensioni di maestre, dipendenti degli enti locali, medici. Persino sui fondi per usuranti e precoci. Il ministro Giorgetti, prima di richiamarsi al senso di responsabilità, dovrebbe chiedere scusa al Paese per le promesse tradite».
Cosa ne pensa del silenzio-assenso sul Tfr dei giovani?
«Un silenzio-obbligo. E un regalo ai fondi che investono soprattutto all’estero. Torno a proporre un fondo complementare pubblico che investa nel Paese. E il riscatto della laurea gratuito».
Valentina Conte



