Francesco Plotti, chirurgo del Campus Biomedico di Roma: “Il vaccino per il papilloma è di vecchia generazione”
ROMA – “Diventare madre dopo una diagnosi tempestiva e iniziale di cancro ginecologico oggi è una possibilità molto concreta”. È un messaggio di speranza quello che vuole dare alle donne Francesco Plotti, professore associato in Ginecologia e Ostetricia, Università Campus Bio-Medico di Roma presso il Dipartimento guidato dal direttore professor Roberto Angioli.
Non c’è dubbio che oggi, grazie anche a testimonianze di donne famose come Bianca Balti o Kate Middleton di questi tumori si parla di più e questo comporta maggiore consapevolezza sulla prevenzione, ma anche più conoscenza di come si possa convivere con terapie e percorsi di cura molto lunghi.
“I dati ci dicono che il tumore piu frequente nelle giovani è quello della cervice uterina che con strategie preventive, preso in forma iniziale, ci permette un approccio chirurgico conservativo.
Il tumore dell’endometrio solitamente invece colpisce le donne in post menopausa, ma può anche colpire le giovani.
Quello dell’ovaio ha solitamente una prognosi infausta ed è aggressivo, più prevalente nelle anziane, ma non è raro nelle giovani e non è detto che abbiano tutte la mutazione genetica Brca che laddove presente nelle donne portatrici gioca un fattore importante di rischio, e quindi in questi casi si può lavorare molto sulla prevenzione. Ma la mutazione è un’informazione importante anche per la prognosi perchè su queste donne alcune terapie funzionano meglio”, spiega Plotti.
Si parla sempre più spesso di papilloma virus e rischio di cancro, anche lì spiega Plotti “i test di screening sono il pap test e l’Hpv dna test in relazione alle fasce d’età, e ci permettono quasi sempre di diagnosticare il tumore in modo iniziale e può essere attuata una chirurgia preventiva perchè quel tumore attacca il solo collo dell’utero quindi si procede con una conizzazione e questo preserva la fertilità, e la donna trattata in questo modo ha una sopravvivenza sovrapponibile a una trattata in modo radicale”.
Nell’ovaio “non abbiamo strategie già inividuate- precisa il professore- se non la chirurgia preventiva per le donne portatrici di mutazione.
Nell’80% dei casi lo troviamo in stato avanzato, solo nel 10-15% dei casi la chirurgia può essere conservativa, ovvero togliendo ad esempio il solo ovaio malato. Preservare la fertilità, in base all’età e al desiderio della donna, è un requisito di cui tener conto. Indirizziamo la paziente in base a questi elementi, con i dati alla mano. Il primo obiettivo è però la sopravvivenza”.
Strategie di preservazione della fertilità, ricorda il chirurgo, sono “la crioconservazione del tessuto ovarico, o nelle pazienti sottoposte alla radioterapia la trasposizione ovarica, o la soppressione della funzione dell’ovaio con farmaci che riducono il danno della chemio. Tutto questo prima di pensare a strategie di procreazione medicalmente assistita”. “Dovremmo fare piu campagne, c’è confusione su questi tumori- sottolinea Plotti- colpa anche dei mezzi informazione e dei medici.
Molte donne arrivano che non sanno nulla del test per l’Hpv” ad esempio.
E proprio su questo Plotti vuole ricordare che “esiste una prevenzione primaria per il tumore del collo dell’utero ed è il vaccino che dove è stato utilizzato ha fatto quasi completamente sparire il cancro; in Italia siamo al 60% di popolazione vaccinata. Voglio ricordare che si tratta di un vaccino di vecchia generazione e non mRna”.
In conclusione dell’intervista non può mancare un ricordo del professor Giovanni Scambia, il medico delle donne, recentemente scomparso.
“Ha guidato l’oncologia medica, aveva la visione del futuro e stava lavorando molto sull’IA nella ginecologia. Un’IA capace fornisce un’immagine tale da rilevare anche l’istologia di una malattia, senza ricorrere alla procedura chirurgica: una rivoluzione copernicana”.
Ma non solo tecnica, la sua resta un’eredità anche di empatia e vicinanza profonda alla vita delle pazienti. E il professor Francesco Plotti ricorda di “quella donna che scoprì il tumore alla cervice durante la gravidanza. Affrontò una chemio leggera che non danneggiasse il feto- racconta- Il bimbo nacque sano e il tumore era stato controllato. Fece poi un’isterectomia radicale”, tenendo suo figlio in braccio.



