Turchia verso il voto, Erdogan a rischio e la “variante terremoto”

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Tutto pronto per le elezioni politiche e presidenziali di domenica 14 maggio in Turchia, in quella che molti analisti considerano la tornata elettorale più difficile per il capo di stato e leader turco, Recep Tayyip Erdogan alla guida del Paese da vent’anni

Leader del partito di governo di matrice islamista Akp, non dovrebbe avere problemi a mantenere gran parte dei seggi, ma ci sono alcuni fattori per i quali il presidente conservatore noto per aver accentrato nelle sue mani gran parte della politica interna ed estera, reprimendo il dissesnso e le minoranze, apparirebbe indebolito: inflazione galoppante al 50% o forse più, e la cosìdetta “variante terremoto”. Il terribile sisma a febbraio scorso oltre a causare la morte di circa 50mila persone e aver creato milioni di danni e di sfollati, ha colpito proprio le province roccaforti del sultano. Secondo il Consiglio elettorale supremo (Ysk), almeno un milione di elettori in quelle zone colpite dal terremoto non potranno votare a causa dello sfollamento.

Il presidente considerato influente “mediatore” tra Occidente e Oriente, sia nella guerra in Ucraina in riferimento alle risorse alimentari ed energetiche, sia con l’Unione Europea per la questione migranti, ha il merito di aver portato la Turchia al centro dello scacchiere geopolitico. Ma questo non basta a far tacere i suoi detrattori. L’opposizione potrebbe dopo due decadi attrarre la maggioranza degli elettori: i sondaggi darebbero in vantaggio Kemal Kilicdaroglu , 74 enne leader del Partito popolare repubblicano (Chp), candidato alla presidenza per la coalizione a sei partiti dell’Alleanza della nazione un fronte molto eterogeneo, composto da nazionalisti, liberali e socialdemocratici. Il suo partito è figlio della storica formazione politica creata dal fondatore della Repubblica turca, Mustafa Kemal Ataturk.

Le ultimissime mosse del presidente uscente di aumentare del 45% gli stipendi pubblici, di diminuire i tassi di credito e di aver abbassato l’età pensionabile, per provare a recuperare consensi, pare non siano bastate. “Vogliamo che la Turchia abbia una Costituzione sviluppata dalla volontà del popolo. Questo sarà l’obiettivo più importante della nostra visione per il secolo della Turchia. Metteremo questo problema all’ordine del giorno dopo le elezioni”, ha detto oggi Erdogan ad Ankara.

E, comunque, nessuno dei quattro candidati, compreso Erdogan, sembra avere la possibilità di superare il 50% delle preferenze già al primo turno. Per questo è molto probabile che si vada al ballottaggio dopo due settimane e cioè il 28 maggio. E’ lì che Kilicdaroglu potrebbe avere la meglio. Un nuovo sondaggio pubblicato da Politpro aumenta il divario tra Kilicdaroglu che al primo turno otterrebbe il 48,9% mentre Erdogan si fermerebbe al 43,2%, confermando il ballottaggio tra i due rivali.

Un’altra variabile pericolosa per Erdogan è il voto dei curdi-turchi. Kilicdaroglu ha il merito di aver ottenuto l’appoggio del secondo partito d’opposizione filo-curdo Hdp. Alcuni suoi membri sono oggetto di pesanti processi per presunta affiliazione con i militanti del Pkk che il presidente uscente considera acerrimi nemici.  

Gli altri candidati alla presidenza sono Muharrem Ince, il leader centrista del Partito della Patria e il candidato della destra Sinan Ogan. Mentre 24 partiti politici e 151 candidati indipendenti si contendono i seggi nel parlamento turco composto da 600 membri. La Turchia segue un sistema di rappresentanza proporzionale in cui il numero di seggi che un partito ottiene è direttamente proporzionale ai voti raccolti. La soglia di sbarramento è stata abbassata dal 10% al 7%.