Quali motivazioni spingono i 500 giovani che dall’Ucraina parteciperanno, nonostante tutto, alla Gmg di Lisbona?
Noi come organizzatori della partecipazione di giovani ucraini alla Giornata Mondiale della Gioventù siamo davvero molto felici che un così alto numero di nostri giovani potrà partecipare all’incontro di Lisbona. Come ha detto il nostro arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč, Svjatoslav Ševčuk: “Dobbiamo essere lì perché c’è chi vorrebbe che noi non esistessimo”. Andiamo lì per testimoniare la nostra fede, la nostra forza, noi che partecipiamo testimoniamo la nostra esistenza. Ci sono quelli che vogliono distruggerci, che portano la morte e noi invece dobbiamo testimoniare la vita, il desiderio di vivere. I giovani ucraini andranno alla Gmg per testimoniare l’amore che li spinge a difendere la propria patria, a difendere i propri cari, l’amore radicale e che è pronto a donare la propria vita per difendere gli altri. Questo spinge i giovani ucraini ad andare a Lisbona, anche per essere incoraggiati, per essere abbracciati da tutto il mondo, perché importante è non far tacere il grido di chi è vittima della guerra. In tutto il mondo, ma soprattutto da noi in Ucraina, che da più di 500 giorni in modo più forte e totale, ma già da 9 anni, vive questa guerra. E noi resistiamo ed esistiamo, grazie alla nostra fede nella vita.
C’è un volto, una storia di uno di questi giovani, o di un gruppo di loro, che le resta impressa e che vuole raccontarci?
Alla Giornata mondiale della gioventù parteciperanno giovani dai diversi territori dell’Ucraina: sia quelli che hanno sofferto molto di più a causa della guerra e dei bombardamenti, sia chi un po’ di meno, quelli dalle città più occidentali, sia i giovani fuggiti a causa della guerra. Parteciperanno gruppi dall’Ucraina orientale e centrale, dall’Ucraina del Sud, dalla diocesi di Odessa, da Kharkiv, da Kyiv, da Kherson e ci sono piccoli gruppi che saranno accompagnati dal vescovo ausiliare di Donetsk, monsignor Maksim Ryabukha. Sono giovani che hanno sofferto molto e alcuni dei loro cari sono nei territori occupati. Perciò loro non fanno un viaggio, fanno un pellegrinaggio. Tutti noi facciamo un pellegrinaggio, perché vogliamo pregare, non solo divertirci. Noi andiamo perché possiamo incontrare Cristo vivo, e perché nei nostri volti gli altri possano riconoscere il Cristo sofferente a causa del peccato. Penso che questo gruppo di giovani sia molto privilegiato: hanno ferite molto profonde, e non vogliamo metterle in mostra, ma allo stesso tempo vogliamo far vedere che esistono. Per esempio ci saranno i ragazzi che nel corso della guerra hanno aiutato a portare aiuti umanitari. Per questo hanno avuto diversi incidenti, sono sofferenti. La bandiera ucraina all’apertura della Giornata Mondiale della Gioventù sarà portata da una ragazza da Kramators’k, la città che è stata bombardata giorni fa. Siamo molto lieti che dall’Ucraina ci siano più di 40 volontari per dare una mano alle migliaia di volontari di tutto il mondo a preparare e organizzare la Gmg. Perché vogliamo condividere tutto quello che siamo, tutto quello che abbiamo, con i giovani di tutto il mondo.
Cosa potranno dire e testimoniare ai tanti coetanei, che non la conoscono, della guerra e dei suoi orrori vissuti sulla propria pelle?
Prima di tutto i giovani ucraini hanno una missione: quella di testimoniare la verità, di essere il grido del proprio popolo sofferente, come dice Papa Francesco, il popolo ucraino martoriato e amato. Questo è importante per noi, non sentirci soli. E’ difficile raccontare come si soffre, perché la sofferenza è nostra. Basta che sappiamo che non siamo soli. Durante la visita in Ucraina del capo del comitato organizzativo della Gmg, monsignor Americo Aguiar, che si è svolta pochi giorni fa, i giovani ucraini hanno espresso il grande desiderio di non essere feriti. Hanno condiviso con lui il loro dolore e le loro ferite. L’atto della pace esige il pentimento di chi ha fatto il male. I giovani hanno detto anche a monsignor Aguiar che la pace è un dono, la riconciliazione è un dono. Adesso che il cuore dei nostri giovani è molto ferito, deve essere curato molto delicatamente. Perciò durante questa Gmg noi speriamo di essere accolti non da parole di condoglianze, ma soprattutto dalla preghiera e dalla memoria. Le armi devono tacere, e il nostro grido, il grido delle vittime, no. Noi andiamo a Lisbona per portare il grido delle vittime dell’orrore della guerra che la Russia ha portato sulla nostra terra.
Come hanno risposto i giovani ucraini alla visita dell’organizzatore della Gmg di Lisbona, il futuro cardinale Aguiar?
La visita di monsignor Americo è stata davvero una sorpresa e una grazia, anche lui è venuto per incontrare quei giovani ucraini che a causa soprattutto della guerra non potranno venire a Lisbona. E’ stata una opportunità di comunicare con i giovani, di vederli, di vedere e sentire il dolore, le lacrime, tutte le ferite dei giovani che soffrono a causa della guerra. Un gesto di grande solidarietà: speriamo che monsignor Américo, come ha promesso ai giovani ucraini, li porterà nel cuore alla Giornata Mondiale della Gioventù. E questi dolori, queste lacrime, queste ferite dei giovani ucraini, li porterà davanti all’altare, durante la Messa, la liturgia, la preghiera di milioni di giovani di tutto il mondo. In modo che loro possano pregare per i loro amici.
A Berdychiv, monsignor Aguiar ha invitato i giovani ucraini a testimoniare il Cristo vivo anche in mezzo all’orrore della guerra e alla sofferenza. Ma come possono farlo, secondo lei?
Lo stanno già facendo. I giovani ucraini stanno testimoniando la vita in mezzo alla morte. E’ quello che ha visto monsignor Aguiar: le conseguenze del male, delle forze armate, dei soldati russi che sono venuti per distruggere. E in mezzo a questo orrore della guerra, noi continuiamo a vivere e già la nostra esistenza testimonia la forza della vita, testimonia che Cristo è risuscitato dai morti. I giovani ucraini sono veri testimoni della Risurrezione, che è una grande missione per i nostri giovani. Sia per quelli che rimangono in Ucraina, sia per quelli che andranno alla Gmg di Lisbona. Testimoniare la forza della Risurrezione, la vita in mezzo alla morte, testimoniare la propria fede che li aiuta a sopravvivere in mezzo a tutto questo orrore.