Una tendenza che pervade tutti i principali paesi al mondo, anche l’Italia. È innegabile come le notizie sul conflitto in atto abbiano aumentato la quantità di fake news che circolano in rete. Una delle più famose riprende il presidente ucraino Zelensky fotografato con la maglia dell’Ucraina e il simbolo della svastica al posto del numero, solo un lavoro di modifica per sostituire il reale 95 sotto il suo nome. Di tutto questo parliamo, in questa intervista, con Antonino Caffo giornalista freelance e collaboratore dell’Agenzia ANSA.
Perché le fake si diffondono così in fretta in rete?
Nel 2018, una ricerca del MIT aveva messo assieme una grande mole di dati, composti da post social su notizie vere e altre false, per arrivare a comprendere che la diffusione di quest’ultime viaggiano con una velocità decisamente maggiore rispetto agli eventi reali. I dati del MIT suggeriscono che le storie “bufala” hanno un fascino maggiore perché sono nuove e insolite ma, soprattutto, sono estreme, nel senso di appoggiare il lato più populista di una vicenda, spesso in negativo. Non è un caso che notizie suscitino più spesso emozioni negative o forti, come disgusto, paura e stupore. Mentre le notizie vere sono associate ad una maggiore riflessione ed emozioni quali gioia e fiducia. Nel merito del conflitto ucraino, è molto più semplice condividere e rimanere esterrefatti dinanzi al video, fake, di Zelensky che ordina agli ucraini di arrendersi alle truppe russe piuttosto che ripostare l’ennesimo sul quanto sia importante tenere duro e difendere le città prese d’assedio.
C’è un legame con la Russia?
Le inchieste giornalistiche hanno mostrato come il lavoro della fabbrica non si fermasse mai. Gli impiegati creavano giorno e notte account Twitter e Facebook con i quali far circolare notizie false e per organizzare eventi e manifestazioni. Aleksei, uno dei primi troll dell’Internet Research Agency, ha raccontato al New York Times di aver scritto un documento sulla “Dottrina Dulles”, una teoria cospirazionista molto nota in Russia secondo la quale negli anni Cinquanta il direttore della CIA, Allen Dulles, avrebbe cercato di distruggere l’Unione Sovietica e le sue tradizioni culturali. In quanto amico di Putin, l’unico modo per evitare una nuova minaccia del genere era votare Trump.



