Per il professore emerito alla Sapienza di Roma, interpellato da Il Tempo, è assolutamente normale che stia iniziando a prevalere la paura: «All’inizio si pensava che fosse una guerra lampo. O almeno così ce l’avevano dipinta i media. Invece, nulla ci dice che stia per finire. Pochi giorni fa più di 40 Paesi si sono riuniti in una base americana (a Ramstein in Germania, ndr) e hanno dichiarato di fatto guerra alla Russia».
D’altronde gli Stati Uniti sono abituati a combattere guerre fuori dal loro Paese». Se questa è davvero l’opinione prevalente in Italia, perché Draghi non ne tiene conto? «Semplice – dice De Masi – Il governo fa ciò che gli dice gli Stati Uniti. Nulla di più, nulla di meno».
Quando a fine febbraio la Russia ha invaso l’Ucraina il sentimento prevalente in Italia non era ancora la paura. Lo conferma il sondaggista Antonio Noto, che in questi due mesi ha seguito attentamente come si è mossa l’opinione pubblica. «I primi giorni c’era un forte consenso all’invio di armi a Kiev, si pensava che il conflitto sarebbe durato poco. Poi, col passare del tempo, c’è stato un capovolgimento.



