L’esempio della penisola coreana
Una delle questioni critiche da considerare in tale situazione sarà come progettare la cessazione delle ostilità in Ucraina in modo che ciò porti a una pace duratura piuttosto che a un periodo prolungato di “né guerra né pace”. Le esperienze della seconda metà del XX secolo offrono alcuni ammonimenti. Lo scenario peggiore da tenere a mente è il destino della penisola coreana, dove le ostilità sono terminate con l’accordo di armistizio concluso nel 1953, ma non è seguita una soluzione di pace.
Mentre entrambi gli Stati coreani sono diventati membri delle Nazioni Unite nel 1991, un fatto che potrebbe essere interpretato come la fine dello stato di guerra nella penisola coreana, una conclusione formale della pace è ancora all’ordine del giorno per i futuri colloqui sulla normalizzazione. L’esempio coreano è ovviamente specifico, ma la questione centrale è importante per ogni sforzo diplomatico volto a porre fine a una guerra e a costruire la pace. Le guerre spesso dimostrano che non ci sarà una vittoria chiara da entrambe le parti.
Quando la stanchezza della guerra si fa sentire ed emergono le condizioni per discutere un “cessate il fuoco”, i diplomatici si trovano solitamente di fronte a una questione fondamentale. Come porre fine alle ostilità in termini e condizioni tali da consentire il successo dei negoziati successivi e il progresso verso una pace duratura? In assenza di tali progressi, la situazione rimane una polveriera in grado di esplodere in nuovi cicli di ostilità.
L’esperienza della fase iniziale dell’attuale guerra in Ucraina – nel marzo 2022 – offre alcuni indizi. A quel tempo sembrava ancora che i colloqui tra Ucraina e Russia, assistiti dalla Bielorussia e successivamente dalla Turchia, potessero riuscire a porre fine alle ostilità e ad avviarsi verso colloqui di pace. Tuttavia, le potenze esterne interessate al proseguimento della guerra e all’indebolimento della Russia hanno convinto l’Ucraina a continuare a combattere fino alla vittoria finale.
Al vertice straordinario del 24 marzo, i leader della NATO hanno insistito sul fatto che la Russia deve dimostrare la sua credibilità in ogni futuro colloquio con un cessate il fuoco sostenibile e, soprattutto, con un “ritiro completo” delle sue truppe dal territorio ucraino. Il ritiro delle forze russe dalle vicinanze di Kiev, dichiarato il 29 marzo, è stato completato il 6 aprile. Questo ha allentato la pressione sul governo ucraino e reso meno urgenti ulteriori colloqui di pace per l’Ucraina. La successiva scoperta di fosse comuni a Bucha ha reso impossibile qualsiasi considerazione sul proseguimento dei colloqui.
Quale status politico per l’Ucraina?
Questa è la situazione ancora oggi, a più di un anno di distanza. Tuttavia, l’esperienza dei colloqui del marzo 2022 rimane rilevante. Due questioni si sono dimostrate critiche: il futuro status politico dell’Ucraina e le garanzie di sicurezza. Esse sono strettamente interconnesse: la natura delle garanzie di sicurezza definirà sostanzialmente lo status generale dell’Ucraina
L’idea di una neutralità permanente sembra essere fuori discussione, almeno per ora. Questo è un peccato: prima della guerra sembrava che un’Ucraina neutrale e con una sostanziale autonomia per il Donbass, potesse diventare una soluzione possibile e un ponte tra l’Occidente e la Russia. Ora questa opzione sembra improbabile. Sembra necessario un qualche tipo di rapporto dell’Ucraina con la NATO attraverso un sistema di garanzie di sicurezza.
La questione del futuro status dell’Ucraina dovrà essere affrontata in anticipo, anche se solo indirettamente, attraverso la questione delle garanzie di sicurezza. La Russia, ed eventualmente la Cina, saranno tra i garanti? La NATO parteciperebbe alle garanzie di sicurezza per l’Ucraina come alleanza o attraverso (alcuni) dei suoi Stati membri? I garanti deciderebbero all’unanimità o a maggioranza? E, più in generale, come funzionerebbe il meccanismo di attivazione delle garanzie di sicurezza – come meccanismo permanente, come sistema di incontri periodici, come sistema attivato su iniziativa di uno o più Stati, su iniziativa della sola Ucraina, eccetera?
Un’attivazione automatica della protezione militare dell’Ucraina non sembra possibile, dato che anche la NATO, in base all’articolo 5, richiede decisioni da parte degli Stati membri per attivare azioni di autodifesa in caso di attacco a uno Stato membro dell’alleanza. Queste questioni, pur non essendo attualmente al centro della discussione, dovranno essere affrontate al più presto. La questione dello status internazionale dell’Ucraina sarà determinata alla luce delle risposte a queste domande e solo dopo la fine della guerra.
fonte https://www.strisciarossa.it/ucraina-le-difficili-condizioni-per-costruire-una-pace-duratura/



