E’ quanto emerge da una analisi di Coldiretti Impresapesca diffusa in occasione della mobilitazione di allevatori, agricoltori e pescatori della Coldiretti con barche, trattori e animali da nord a sud del Paese, per esprimere solidarietà al popolo ucraino contro la guerra che affossa l’economia e il lavoro.
L’effetto dell’incremento del prezzo medio del gasolio – spiega Coldiretti – si sta abbattendo come una tempesta sull’attività dei pescherecci. Fino ad oltre la metà dei costi che le aziende ittiche devono sostenere è rappresentata, infatti, proprio dal carburante. Con gli attuali ricavi la maggior parte delle imprese – spiega Coldiretti Impresapesca – non riesce a coprire nemmeno i costi energetici oltre alle altre voci che gli armatori devono sostenere per la normale attività.
La crisi energetica aggrava una situazione già resa difficile dalla riduzione dell’attività di pesca scattata dal 1° gennaio 2022 per un corposo segmento produttivo della flotta nazionale a causa delle nuove disposizioni dell’Ue e del Consiglio Generale della Pesca nel Mediterraneo (Cgpm). Le uscite in mare si sono così ridotte a poco più di 120 giorni o 130 giorni in base alle dimensioni delle imbarcazioni, pari ad un terzo delle giornate annue, mettendo – spiega Coldiretti – a rischio quasi il 50% del valore dell’ittico Made in Italy in zone strategiche come l’Adriatico, il Tirreno ed il Canale di Sicilia.
Per questo – afferma Coldiretti – serve un impegno forte del Governo e del Ministero delle Politiche agricole per spingere l’Ue a fare marcia indietro sui drastici tagli alle attività e rimettere al centro delle scelte strategiche dell’Italia il settore della pesca.

