Ue, Gentiloni: “Evitata la recessione, l’economia continuerà a crescere”

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L’economia dell’Ue ha evitato la recessione. Si è espansa nel primo trimestre e continuerà a crescere moderatamente”. Lo ha detto il commissario europeo all’Economia presentando le previsioni economiche di primavera. “I fattori chiave alla base di questa previsione vanno in direzioni opposte – ha segnalato – da un lato, il calo dei prezzi dell’energia e la tenuta del mercato del lavoro e, dall’altro, l’inasprimento delle condizioni finanziarie”.

Nel 2023 “la crescita dovrebbe raggiungere l’1% nell’Ue e l’1,1% nell’area dell’euro. Quindi nessuna recessione, ma una crescita contenuta”, ha precisato il commissario. “Nel 2024 la crescita dovrebbe rafforzarsi. Si prevede che la moderazione dell’inflazione, la continua espansione dell’occupazione e la forte crescita dei salari aumenteranno i redditi reali disponibili delle famiglie, portando a una ripresa dei consumi privati. Gli investimenti dovrebbero essere sostenuti dalla Rrf, nonostante l’impatto ritardato dell’inasprimento della politica monetaria. La forte crescita delle importazioni, in linea con il rafforzamento della domanda interna, riduce il contributo della domanda esterna alla crescita. La crescita annuale complessiva del Pil è prevista all’1,7% nell’Ue, 1,6% nell’area dell’euro”, ha illustrato Gentiloni.

“Il rapporto tra debito e Pil dell’Ue è sceso all’85% nel 2022, dal massimo storico del 92% nel 2020. Si prevede che scenderà ulteriormente al di sotto dell’83% del Pil nel 2024, ma rimarrà al di sopra del livello pre-Covid di circa il 79% nel 2019. Nell’area dell’euro, dove il debito ha raggiunto il picco del 99% del Pil nel 2020, si prevede che scenderà appena sotto il 90% nel 2024″.

“La forte crescita del Pil nominale e la riduzione dei costi delle misure di emergenza legate alla pandemia hanno favorito l’ulteriore riduzione del disavanzo pubblico dell’Ue nel 2022, al 3,4% del Pil (3,6% nell’area dell’euro) nonostante le consistenti misure di sostegno all’energia. Nel 2023 e soprattutto nel 2024, la graduale eliminazione delle misure di sostegno all’energia dovrebbe portare a un’ulteriore riduzione del deficit nell’Ue, rispettivamente al 3,1% e al 2,4% del Pil (3,2% e 2,4% nell’area dell’euro)”, ha precisato Gentiloni.

Per quel che riguarda il Pnrr, “l’assorbimento” del Piano è destinato ad accelerare quest’anno e il prossimo”, spiega il commissario. “L’ assorbimento delle sovvenzioni del Pnrr dovrebbe aumentare dallo 0,3% del Pil nel 2022 a circa lo 0,4% del Pil sia nel 2023 che nel 2024. Nel periodo 2021-24, la spesa finanziata dalle sovvenzioni del Pnrr dovrebbe essere superiore al 3,5% del Pil in Spagna e Grecia, superiore al 3% in Croazia e Portogallo, intorno al 2,5% in Slovacchia e Italia, intorno al 2% in Lettonia, Bulgaria e Romania, vicina o superiore all’1,5% in Lituania, Polonia, Ungheria, Cipro e Cechia, e superiore all’1% in Slovenia, Malta, Estonia e Francia”, afferma poi Gentiloni segnalando che tali “proiezioni si basano sul calendario previsto per le tappe e gli obiettivi stabiliti nelle decisioni di esecuzione del Consiglio” e “non devono essere considerate come un pregiudizio alla nostra valutazione del raggiungimento di tali obiettivi”.

Resta il nodo dei finanziamenti e l’impatto sull’economia.  “L’ inasprimento delle condizioni di finanziamento è destinato a pesare sull’attività economica nell’orizzonte di previsione”, ha sottolineato Gentiloni. “Rispetto alle nostre precedenti previsioni – ha segnalato -, le aspettative del mercato puntano a un aumento dei tassi, anche se i mercati si aspettano ancora che la Bce sia vicina alla fine del suo ciclo di inasprimento” del credito.

“L’ inasprimento delle condizioni monetarie si ripercuote sul canale del credito, con un aumento dei costi di finanziamento e un rallentamento dei flussi di credito alle imprese e allefamiglie.

L’accresciuta percezione del rischio da parte delle banche” dopo le turbolenze con Svb e il Credit Suisse “sta probabilmente contribuendo all’inasprimento degli standard di prestito. Ciò significa che il credito non solo è più costoso, ma anche più difficile da accedere – ha affermato -. Allo stesso tempo, l’aumento dei tassi di interesse sta portando a un calo della domanda di prestiti”.