“Oggi portiamo a Torino gli effetti di un accordo nazionale, quello fra Confindustria e Intesa Sanpaolo, che mette a disposizione un plafond significativo, globalmente circa 200 miliardi di euro (una sorta di secondo PNRR, ndr), che ci proietta al futuro e consolida una storia che parte da lontano e nella quale Intesa si rafforza come banca di sistema con un approccio di tipo tattico e strategico”. Lo ha ribadito questa mattina, nella sala conferenze dell’Unione industriale, il Presidente Marco Gay, evidenziando come il protocollo appena siglato sia la migliore risposta da opporre “a tempi dove la sola certezza è l’incertezza. Il nostro è un obiettivo di comunità, che integra gli interessi delle singole aziende per mettere in campo il nostro più grande patrimonio associativo, ossia l’intelligenza industriale. Ovunque giriamo nel mondo, constatiamo nei manufatti e nei prodotti, che utilizziamo o consumiamo, un pezzo della nostra Torino”
“Questo accordo mette a disposizione delle imprese piemontesi 17 miliardi per gli investimenti – ha sottolineato con orgoglio Stefano Cappellari, direttore macro regionale di Intesa Sanpaolo – La nostra regione ha molte potenzialità professionali e produttive, ma deve confrontarsi con indicatori negativi su manifattura ed export, rispetto ai quali l’accordo odierno oppone strumenti che sappiano rendere protagonisti i punti di forza relativi ai brevetti e all’economia della conoscenza. La nostra ambizione non è solo quella di erogare credito, punta altresì a mettere in campo servizi reali di assistenza e consulenza, perché Intesa vuole essere in grado di offrire vicinanza a ogni realtà, incluse quelle attualmente nelle situazioni più difficili, affinché si materializzi quella ripresa regionale attesa per la fine all’anno”.
Nel merito della convenzione è entrato Giovanni Foresti, ricercatore di Intesa: “La vicenda iraniana, e l’assoluta velocità con cui si è evoluta, rende obsolete addirittura alcune delle slides che avevamo preparato per questa conferenza, a conferma di quanto argomentato prima dal Presidente Marco Gay. Adesso siamo chiamati a gestire gli scenari commerciali aggressivi e discontinui connessi alla politica dei dazi dell’amministrazione americana, con ripercussioni importanti sui prezzi e con la conseguenza di una macro economia senza recessione, ma con una crescita più debole segnata da cautele da parte delle famiglie e delle aziende, che dovrebbero però beneficiare del dimezzamento del costo del denaro e dell’accelerazione attuativa del PNRR. La crisi di liquidità potrà essere ulteriormente risolta con strumenti che incentivino la riallocazione, nel mercato unico europeo, del risparmio diffuso delle famiglie del nostro continente che oggi prende delle direzioni diverse ed esterne. Dobbiamo inoltre passare, per non disperdere il nostro patrimonio industriale, passare dalla filosofia del passaggio generazionale a quella del cosiddetto accompagnamento intergenerazionale”.
La descrizione delle clausole costitutive dell’accordo è stata compiuta da Agostino Deiana, Direttore commerciale di area del Gruppo bancario: “La convenzione si compone di otto linee strategiche, nel solco di una tradizione che in alcuni casi, come in quello delle moratorie, ha anticipato successive decisioni pubbliche governative. Non solo, ma in altri casi il ruolo della Banca di sistema ha permesso di suggerire delle semplificazioni utili a rendere meglio fruibili i fondi e gli incentivi. I 17 miliardi attivati oggi sono una cifra importante, che non ci limitiamo a dichiarare ma che immettiamo nell’economia reale concretamente”.
È seguito l’intervento di Stefania Ascione, a capo del settore ricerca e innovazione e fondi europei, soffermatasi sul capitolo aerospaziale: “Un settore molto composito e inclusivo, che consente la riconversione di settori come l’automotive e che produce applicazioni trasversali dal militare al civile e spalmate su ambiti merceologici diversi incluso quello della finanza che ci riguarda come gruppo Intesa Sanpaolo. Proprio per questa complessità, che è l’altra faccia delle enormi potenzialità, Intesa è in campo per gestire gli ostacoli finanziari connaturati ai rischi tecnologici e di mercato caratteristici di prodotti a lungo ciclo di vita, espressione di lunghi tempi di ricerca e sperimentazione e a redditività differita. Il nostro Gruppo sta mappando centinaia di aziende settoriali, con cui studiare nuove innovazioni finanziarie di tipo sartoriale nei confronti di una filiera che si conferma solida in virtù del patrimonio organizzativo e tecnologico coinvolto e investito. Il mix più ottimale, che abbiamo quindi individuato, è quello che include quote di equity (compartecipazione), di loan (prestiti) e di grant (contributi in conto capitale), perché così diventa possibile coprire ogni singola fase, ogni singolo anello critico di un modello progettuale e produttivo, la Space economy, che non è una filiera semplice, è una catena del valore a tutti gli effetti che impone il sostegno a investimenti sia materiali che immateriali forieri di costi di avviamento e trasformativi iniziali”.
Alla firma solenne dell’accordo fra il Presidente Marco Gay e il Direttore macro/regionale Stefano Cappellari – con l’assistenza del dirigente di Unione industriale Giancarlo Somà – è seguita la tavola rotonda interattiva con la partecipazione di relatori d’onore dallo stesso Direttore Cappellari a Giorgia Garola, Presidente di Amma (aziende metallurgiche meccaniche) e vice di Unione industriale, da Giorgio Marsiaj, past president di UI Torino e delegato aerospazio di Confindustria nazionale, ad Andrea Romiti, fondatore e CEO di Apr SRL con esperienza secolare nella meccanica di precisione. “L’aerospazio è passato da settore per pochi addetti ai lavori a settore di dominio pubblico e diffuso, la Regione Piemonte si sta muovendo bene integrando le deleghe e le competenze amministrative e istituzionali, perché da questo ambito saranno generati 1800 miliardi di dollari a livello globale. La Banca di sistema potrà aiutare a cogliere i fondi e le risorse disponibili ai vari livelli, ma la sfida sarà quella di fare crescere i volumi in termini quantitativi, poiché questi non sono oggi paragonabili all’automotive. La globalizzazione non è finita, è entrata in una fase nuova, quindi le sfide per le PMI restano tutte”, sono stati i concetti emersi dal merito della discussione conclusiva.
Dir politico Alessandro Zorgniotti








