Siamo tutti d’accordo sui contenuti tecnici altissimi. Ma anche la finale che ha più acceso il dibattito e gli animi nei giorni successivi.
Tra mille opinioni differenti, sentite o lette. Tutte idee rispettabili, se civili. Ne aggiungo una, riguarda gli spettatori. Allargando il discorso al pubblico del Foro Italico che ha assistito pochi giorni prima alla stessa finale tra n.1 e 2: Sinner-Alcaraz. Piccola premessa. Ero in campo sul Centrale sia a Roma che a Parigi. Testimone come inviato. Il pubblico di Roma è stato meraviglioso.
C’era il n.1 al mondo italiano in campo e ha trattato l’avversario come doveva: sempre con il giusto rispetto. Sempre. Mai tifo contro Alcaraz, mai applausi agli errori dello spagnolo. Il rispetto per il gioco. Sempre. Vorrei fare i complimenti alla cultura sportiva e alla competenza del tennis e delle sue regole agli spettatori degli Internazionali d’Italia. Esemplari. Lo stesso comportamento non c’è stato da una parte del pubblico di Parigi. Una parte che è andata oltre.
L’esplosioni di tifo ultras sugli errori di Sinner e il tentativo palese sul campo di innervosirlo non appartiene al tennis e alla competenza del gioco. Qualcuno sostiene che Sinner avrebbe dovuto anche lui mettersi la mano sull’orecchio per caricare i tifosi o avrebbe dovuto agitare le braccia per fomentare più sostegno dalla tribuna. Non lo farà mai, per fortuna. Perché è Sinner. Perché ha lo stesso stile e la stessa classe di Federer, Laver, Edberg. Non cerca scorciatoie. È Sinner. Perde, non si lamenta, anche di fronte all’evidenza di livori eccessivi. Risponde con l’educazione. Nascondendo le lacrime per pudore.
Anche per questo ci emoziona. Anche per questo siamo innamorati di lui. Della sua umiltà. Della sua umanità. Sì, umanità. Ce n’è sempre meno. Forse con lui c’è ancora una luce possibile in fondo al tunnel.
Angelo Mangiante


